di Ivan Grozny
Che spot che è stato Milan - Juventus di
sabato scorso. Di solito si dice così, uno spot per il calcio quando di fronte
si affrontano due grandi squadre e la partita è spettacolare. Ormai i big match
di campionato si vedono in tutto il mondo. In diretta, per lo più.
Sabato sera si affrontavano Milan e Juventus, i due club che
prima dell’esplosione di calciopoli di fatto dominavano il
campionato italiano. C’era anche una sorta di grande alleanza, che vedeva Giraudo e Galliani spesso
sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda. Questioni legate alla gestione
economica della Lega calcio, il progetto del G14, la gestione dei diritti
televisivi.
Poi però ci fu il famoso episodio della cena (o forse era un
pranzo?) di Berlusconi che propone a Moggi un
posto al Milan e li le cose cominciarono a cambiare. Poi, di li a pochi
mesi, cominceranno a uscire le intercettazioni che hanno dato il via al più
grande scandalo che ha investito il calcio italiano. E che di fatto però non ha
chiuso una brutta storia, ma forse solo qualche capitolo.
Tutti ci dovremmo ricordare dell’avvocato Cantamessa e
delle cene con Collina. Ma ancora di più ci si dovrebbe ricordare
non dico di tutte, ma almeno di alcune malefatte di Luciano Moggi. Detto
questo, sabato si è sfiorato il ridicolo, perché, se ci pensiamo bene, quanto è
accaduto è il peggio che si potesse immaginare. Ed è il risultato contrario di
quanto in realtà avrebbe dovuto succedere. E questo perché? Perché certe
storie, soprattutto quelle brutte, sono tutto eccetto che concluse.
Ma procediamo con ordine. Il Milan, come sempre, usa il suo
potere mediatico per respingere le accuse che i dirigenti della Juve lanciano
alla classe arbitrale. E per cercare di influenzare le decisioni del giudice
sportivo. Lo fanno da venticinque anni e nessuno ha mai detto nulla. Ci può stare..
I bianconeri lamentano dei rigori non dati, e richiamano
tutta la classe arbitrale all’ordine. Di chi, ci verrebbe da dire, ironizzando.
Ma queste sono cose serie, e non ci si può scherzare su.
Insomma, sta di fatto che tra un reclamo e l’altro arriva la
designazione di Tagliavento, quello che fece andare di mattoJosè
Mourinho, che si sfogò facendo il cenno delle manette. Un arbitro al di
sopra delle parti, uno che non si fa condizionare, si diceva fino a qualche
tempo fa. Il miglior arbitro italiano, secondo molti. Ebbene, l’uomo che
doveva mettere d’accordo tutti oggi è sulla graticola. Per un goal non visto, e
per altre situazioni anche piuttosto violente non punite. Ma dove guardavano
Tagliavento e i suoi collaboratori?
Difendere la classe arbitrale lo lascio fare ad altri, ma
delle considerazioni bisogna farle. La partita va a una velocità pazzesca.
Quello che si vede dalle tribune rispetto a quello che si vede in tv è proprio
tutto un altro film. La maggior parte dei telespettatori allo stadio non ci ha
neppure mai messo piede, quindi la cultura che ha il tifoso da poltrona è
legata ai replay, non a quanto accade complessivamente sul terreno di gioco. E
un conto è vedere il reale svolgimento complessivo, un altro è guardare solo lo
spicchio di campo inquadrato in quel momento. Poi c’è la questione Fair Play,
che è rappresentato da atteggiamenti ipocriti come buttare il pallone fuori
quando uno è a terra. Fatto che io punirei, altro che. Perché chi sta a terra
come fa a rialzarsi un minuto dopo e correre come se nulla fosse se non perché
stava recitando?
E invece, quello è fair play. Menarsi come hanno fatto
durante (Mexes e Borriello, Liechsteiner e Muntari)
e dopo la partita (Ambrosini e Chiellini) quello
invece cos’è?
Altra notazione, che è poi quella più importante. Galliani
se l’è presa furiosamente con l’arbitro all’intervallo. E che ci faceva
Galliani li? Non è vietato che dirigenti e direttore di gara entrino in
contatto? Lo stile è quello di Moggi al cento per cento. Che poi potesse avere
le sue buone ragioni, Galliani, ci può anche stare, ma stiamo parlando dell’ex
presidente della Lega. Le regole dovrebbe conoscerle.
Antonio Conte, invece, ricalca esattamente lo
stile Juve. Svestiti i finti panni di nobile squadra della famiglia reale, sta uscendo
quello che è lo spirito vero. Arroganza, quel senso di sentirsi vittime di un
sistema perché così fan tutti, quella voglia di primeggiare, costi quello che
costi.
E infine c’è lo spettacolo che hanno offerto opinionisti e
critici televisivi. Uno che ci è cascato in pieno è il poveroPellegatti,
uno dei telecronisti “faziosi” di Mediaset. Lui è il fazioso per
eccellenza. E sabato è scivolatohttp://video.corriere.it/pellegatti-perde-testa-insulta-conte-diretta-/576e7e58-605c-11e1-aa87-12427cb0d5f0 fino
ad arrivare all’insulto. E’ vero, si credeva fuori onda. Che sia un’aggravante?
E Conte http://video.corriere.it/milan-juve-lite-boban-conte-sky/f6c210da-6063-11e1-aa87-12427cb0d5f0 che
litiga conZvominir Boban http://sportallarovescia.wordpress.com/2010/10/13/nostalgia-canaglia/ è
un altro spettacolo che ci si poteva risparmiare. Ma la cosa più ridicola sono
le accuse a Buffon. Perché affermare che avrebbe dovuto dichiarare che la palla
era dentro di un metro, è assolutamente privo di senso. Ma come, nel
calcio appena descritto che senso avrebbe avuto un’ammissione di colpa da parte
del portiere della nazionale?
Più che la partita dell’anno, è stata l’estrema sintesi di
come è ridotto il nostro calcio. Direi piuttosto male.
Tratto da: Sport alla rovescia
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