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sabato 30 giugno 2012

Balotelli 2 Italia 0


di Stefano Carbone 

20 e 45! O mamma mia sta cominciando la tanto attesa semifinale tra Germania e Italia; più o meno in contemporanea Monti e la Merkel si scambiano un sorriso cortese ma pieno di tensione.
Italia Germania a tutto campo e nonostante la distanza fra gli stipendi nostri , dei nostri campioni e dei capi europei , tifiamo, ci identifichiamo ed alle volte cantiamo pure l’inno che certo non sentiamo nostro fino in fondo se non in questo tipo di occasioni. Miracolo dell’eterno sport che è il calcio che fra passione e voglia di distrazione spinge in Italia , ed in Germania pure, a calar il silenzio ed attendere il fischio d’inizio.

Si parte , aria tesa: “la Germania non è l’Inghilterra” si pensa “ gioca bene davanti, ci sarà da soffrire” e subito si soffre; al 6’ Humels sparacchia da calcio d’angolo ed il pianista salva sulla linea. A grande rischio risponde enorme tranquillità: Pirlo! La partita è equilibrata, si lotta com’è bello veder fare, Balotelli prende falli, De Rossidiventa sempre più grande e li davanti si prova ad aprir per vie centrali la corazzata tedesca. Ci prova Cassano e poi quel Montolivo che così “ bello” non te l’aspetti, ma non va, giochiamo davvero bene ma non va! O ancora: “Sembra il S.Precario dei tempi d’ oro, quando giocavamo a S.Carlo”……..gli scettici mi guardano male e già se la prendono con quei due pazzi li davanti che “mancano di cinismo, mancano di cattiveria!” Non passa nemmeno un minuto dopo che Cassano fa un numero sulla sinistra, palla (una perla!) liftata che taglia l’aria e testa nera crestata giallo che buca la rete . Gol di Mario! Sorride, che bello! E Cassano rispose allo scettico : “Io so genio mentre tu non vali un cazzo!”.
20’ - Italia 1 Germania 0. Di nuovo palla al centro ma l’aria è più distesa , la Germania è confusa e noi no! Aggrediamo, ci crediamo ci prova Kedhira ma Buffon c’è e senza nemmeno accorgersene Montolivo fa 35 metri con un lancio e Balotelli è li, da solo , rallenta, si ferma : ”tiraaa!” e parte un missile che Neuer nemmeno lo vede . 36 ‘, 2-0 Italia, tutto il resto è noia! O meglio pressing tedesco senza convinzione, miriadi di gol sbagliati manco fossimo al campetto patronale e poi il rigore di Ozil ed un paio di minuti di tensione ma giusto un paio…La Germania non ce la fa! Braccia al cielo e lacrime che sanno di wrustel, Buffon s’arrabbia forte, aveva scommesso sul 2-0 (scusate la battuta scontata, ma ci sta, dai..) !
L’ Italia è in finale!
Fuori già partono i caroselli, ma a me i caroselli non piacciono, la vittoria me la godo a casa fra chiacchiere, whisky & cola e rilassata immaginazione. Immagino la faccia della Merkel che butta giù una grappa ai crauti , immagino i titoli già scritti dei giornali di domani, immagino la statua nera di super Mario che mostra i muscoli a tutti quelli che fino a ieri lo chiamavano - negro italiano che ha persino la madre ebrea - li immagino pensare : cazzo e adesso che facciamo? Fischiamo perché siam razzisti o esultiamo perché siam nazionalisti?” E' un bel problema eh! ed allora rimangono in silenzio, il silenzio che meritano. Incapaci di affrontare un mondo che cambia , incapaci di comprendere che è un mondo che ritorna. Perché certo un nero cosi in nazionale non s’era mai visto ma altrettanto certo è che anche nelle nostre vene, nelle loro vene il sangue nero scorre assieme al sangue arabo al sangue greco e a quello balcanico : sangue mediterraneo; il sangue di tutti popoli che nei secoli da prima di Cristo ad oggi si sono uniti con violenza o con dolcezza per generare “noi “ , gli italiani, quelli che ora dello straniero hanno paura ; quelli che misconoscono la propria storia. Vendola si riferisce al futuro quando parla di “ meticciato globale” ma non considera che quel meticciato e già in atto, anzi, ne siamo tutti figli.
Ma forse sto divagando un po' troppo…
Ed allora che bellezza ieri sera, la statua di Mario immobile a zittire tutti , il nero Italiano che diventa simbolo della piccola Italia sopra la grande Germania in campo e fuori dal campo. Che bellezza la sua rabbia , che bellezza la classe ed anche la follia , quella contro cui tutti si scagliano, quella che fa di un fuoriclasse un fuoriclasse. La voglio usare quella statua nera con addosso cucita la maglia d’ Italia, la voglio usare come simbolo di una integrazione ( parola che piace tanto ai perbenisti) che è certo complessa e problematica ma vale la pena affrontare, un integrazione (e quindi la uso, questa parola) che paradossalmente e contro ogni aspettativa proprio il calcio può aiutare ad accelerare. Non il calcio della curva razzista, della società a gestione camorrista e nemmeno il calcio-sistema che è arretrato e discriminatorio, ma il calcio più bello, quello giocato, quello che unisce! E chissà che quel pallone scagliato a cento all’ora ad affondare la corazzata “cartoffen” ci aiuti tutti quanti a far qualche passetto avanti, ci aiuti a capire che amare lo sport significa odiare il razzismo, ci aiuti a far crescere il silenzio nei salotti di chi ancora non accetta ciò che sta succedendo: il negro italiano di genitori ebrei ci sta portando per mano in finale agli europei…Zitti tutti patrioti italiani, oggi festeggiamo noi!
Ama lo sport odia il razzismo!

Verso Italia - Spagna. Una giornata particolare.



di Ivan Grozny

Premessa. Come nel 2006, ma mi verrebbe da dire, come nel 1982, le prestazioni della Nazionale riescono in un solo momento a fare dimenticare scandali e polemiche, salvando le poltrone dei soliti noti, e allo stesso tempo a saziare quella parte irrazionale dei tantissimi appassionati.
Stiamo parlando di calcio, dell'incombente finale tra Spagna, detentrice del trofeo continentale e campione del mondo, e Italia di Prandelli. Di Prandelli, sì, prima di tutto. Un ct al quale è un piacere dare sostegno. Ha dovuto affrontare tempeste di diverso tipo e non ha cambiato mai il suo atteggiamento. In campo e fuori. Quella figura di cui la federazione aveva bisogno, un buon parafulmine, insomma.
Ma quando c'è buon materiale umano alla fine questo viene fuori. Il Prandelli che non si fa problema alcuno a convocare i cosiddetti nuovi italiani. Termine orrendo che nasconde sempre quel velo di razzismo che proprio non si riesce a cancellare. A superare. C'è un ragazzo, nato e cresciuto in Italia che sta facendo, attraverso i suoi goal, quello che a nessuno era riuscito fino ad ora. Sta facendo accorgere gli italiani che il vincolo di sangue è un parametro altamente obsoleto per stabilire la cittadinanza di una persona. E in questo bisogna dare merito a Prandelli. Che ha scelto da quello che offre il calcio italiano oggi, convocando gente su cui nessuno avrebbe rischiato la carriera. Chiedere a Lippi per conferma. Diventa centrale quindi non sottovalutare che non si parla più di scandali, e direi che a questo punto ci dobbiamo rassegnare, una volta per tutte. L'altro aspetto, che polisportive e associazioni stanno cercando di portare all'attenzione di tutti attraverso iniziative e la sottoscrizione dell'appello “Gioco Anch'io” che trovate sul sitowww.sportallarovescia.it diventa centrale. L'obiettivo di sensibilizzare su un tema che è caro a tantissime persone è primario. Quello del diritto a potere praticare dello sport permettendo il tesseramento a tutti quei ragazzi figli di genitori stranieri ma nati e cresciuti in Italia che questo diritto non hanno.
E' quindi con la consapevolezza di sapere cosa rappresenta il calcio e quindi cosa stiamo guardando, ricordando anche il problema della deriva neonazista e altre brutture, prima e durante, siamo consci che quella parte di irrazionale che in quei novanta minuti (e se fossero centoventi o peggio?) coinvolgono pressoché tutti e che per semplificare chiamiamo tifo, emerga a tempo debito, ci apprestiamo a vivere un'ennesima giornata che chi lo sa che sorprese può portare. Migliaia di persone hanno seguito dai vari schermi disposti in tutta l'area del Festival. Due posti sul palco centrale, uno in pizzeria, e chiaramente quello della sua sede naturale, il cinema.
Come racconta Gianfrancesco Turano de L'Espresso la partita a Sherwoodè un'esperienza particolare. E ci piace che sia così. Per la finale sarà allestito eccezionalmente uno schermo di dodici metri per sei ad alta definizione. La giornata comincerà presto, con la degustazione di vini e cibi che verranno preparati e offerti dai compagni in arrivo da Empoli e Parma, che promuovono questa iniziativa per sensibilizzare e raccogliere fondi per sostenere le innumerevoli spese legali a cui tanti attivisti sono costretti, visti i provvedimenti che da anni vengono presi per chi si oppone a ingiustizie o sopraffazioni. Un elenco lunghissimo.
Tutto è pensato per fare in modo che le tante persone che arriveranno possano facilmente partecipare a questa iniziativa e approfittare per assaggiare gustose pietanze, ovvero cenare prima della partita.
In contemporanea dalla 
web Tv ci si approccerà alla partita con una puntata speciale di pre-festival, sulla falsariga di quanto è accaduto giovedì. Ha portato bene. Vi risparmiamo il pre-partita di Rai 1. Ma non è tutto, per questa prima domenica di Luglio. Alle 18 parte la terza edizione dell'Hip Hop Day conGhemon Scienzospite d'eccezione.
Ce n'è davvero per tutti i gusti. L'espressione massima di cultura di strada che si mescola con la tradizione della cucina per arrivare poi alla visione della finale di Euro2012. Sembra che non ci sia un filo logico, vero? C'è sempre un filo che lega le cose. Venite a Sherwood a scoprirlo.

venerdì 22 giugno 2012


Punti Zero



Scritto da Ivan Grozny - @ivangrozny3   
Maurizio Mosca, l’uomo del pendolino e delle bombe di mercato divenne il personaggio che tutti noi abbiamo conosciuto per via di una vicenda che ai tempi suonò come uno scandalo. Lui, giornalista da vent’anni dellaGazzetta dello Sport, figlio di Giovanni Mosca, anch’egli una vita nella carta stampata, era molto quotato dai suoi colleghi.
Poi appunto fece quello che ai tempi era considerato non deontologico, e fu cacciato dalla rosea e si reinventò come giullare. Correva l’anno 1983. Pubblicò una intervista a Zico, campione che era però recalcitrante alle interviste. Quindi una esclusiva mondiale. E durante la popolare trasmissione di Biscardi, che allora andava in onda su Rai3, venne sbugiardato dallo stesso campione. Da li la sospensione e poi il licenziamento. Italo Cucci disse che in fondo fanno tutti così, raccolgono dichiarazioni prese da questo e quel giornale e si costruisce un’intervista. Ma davvero? No, non voglio fare quello che cade dalle nuvole, l’ingenuo, ma è esattamente il tipo di risposta che mi aspetto dall’opinionista principe della Rai. Quello che ne ha per tutti sempre, ma che invece i farabutti riesce a difenderli sempre. Non mi riferisco a Mosca, in questo caso, che era al limite una macchietta, e non un giornalista, ma ai vari potenti intoccabili. Previsioni improbabili, bombe di mercato e altre trovate lo resero un personaggio cabarettistico e così i più se lo ricordano. Quello che oggi fanno più o meno tutti, diciamocelo. La gara a chi la spara più grossa. Ci sono intere trasmissioni di canali locali e anche nazionali che offrono sempre e solo questo. La gente mi sembra di dire, gradisce.
Perché questa premessa? Perché in un pezzo di qualche settimana fa davo l’Olanda come mia favorita, e sono ancora convinto che presi singolarmente sia quella che in rosa ha, o meglio aveva, i pezzi migliori. Poi si sa come vanno le cose, il calcio non è, per fortuna, una scienza esatta, e ci può stare che invece saltino, già al primo turno, due corazzate come la Russia e l’Olanda, appunto. Russia che sulla carta parte sempre come una delle favorite, ma alla fine raccoglie poco. Anche questo avevamo detto, per la verità. Ed è vero, non citiamo mai la Spagna, ma quello è un altro sport, non vale..
Siccome a noi non piace né scommettere e neppure fare quelli che prevedono il futuro, è bene concentrarci sulle cose che sono realmente accadute in questo inizio di europei.
E di cose ne sono successe. A cominciare dai tifosi ucraina e polacchi che colti dalla sindrome di Stoccolma incitano al nazismo. Si, lo so che hanno avuto tanti anni di comunismo, ma questo non significa che.. Ci sono stati scontri sia in Polonia che in Ucraina. Se n’è parlato poco, ma è accaduto. La campagna di sensibilizzazione contro l’abbattimento dei cani randagi è chiaro che ha colpito tutti, ma sinceramente mi lascia sempre perplesso sentire tutto questo amore per gli animali e non preoccuparsi dell’intolleranza tra gli uomini. Non siete d’accordo?
Prima che Italia e Irlanda si affrontassero i giornali e le trasmissioni si sono rincorse sulla questione “biscotto”. Insomma, il solito vizio di fare i conti in tasca agli altri senza prima pensare alle proprie. E poi in giorni come questi, dove gli scandali si sprecano, e dove ieri sono uscite altre sentenze, che oltre a tutto sono ridicole, fare la morale agli altri mi pare per lo meno di cattivo gusto.
Alla fine è andata come doveva andare. Ma a sconquassare i piani si sono messi i due ribelli del calcio italiano. E fa un certo effetto che quel mondo che è più bacchettone e moralista di quello che c’è fuori, sia stato salvato daCassano e Balotelli. Fa un po’ ridere, non credete?

mercoledì 20 giugno 2012

Rifugiati, presidio in piazza: "Permesso umanitario ai libici"“

giornata rifugiato permesso profughi libici - ParmaToday

giornata rifugiato permesso profughi libici - ParmaToday
giornata rifugiato permesso profughi libici - ParmaToday
In occasione della giornata mondiale indetta dall'ONU, ART LAB e Casa Cantoniera Autogestita protestano contro la condizione dei richiedenti asilo fuggiti dal conflitto e chiedono un incontro alle istituzioni


Potrebbe interessarti:http://www.parmatoday.it/cronaca/giornata-rifugiato-permesso-profughi-libici.html
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di Christian Donelli
Striscioni, fumogeni ed interventi al megafono per chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario ai profughi provenienti dalla Libia. Questa mattina in Piazza Garibaldi alcune associazioni che si occupano del tema migratorio e gruppi politici hanno manifestato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato indetta dall'Onu. Art Lab Occupato e casa Cantoniera Autogestita insieme all'associazione Perchè No?, a Parma Bene Comune e ai Giovani Comunisti hanno chiesto un appuntamento con il sindaco Pizzarotti, per mettere all'ordine del giorno la discussione su questo tema.

"Diversamente da quanto stabilito -sottolineano i promotori- per i cittadini tunisini giunti a Lampedusa prima del 5 aprile 2011, per i migranti provenienti dalla Libia il Governo non ha ritenuto di disporre il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari ai sensi dell'art. 20 del Testo Unico Immigrazione, ma ha invece preferito indicare la strada della presentazione della domanda di protezione internazionale per poter soggiornare regolarmente sul territorio. In assenza di soluzioni alternative tutti i migranti fuggiti dalla Libia accolti nel territorio di questo ente hanno presentato richiesta di asilo, anche se non perfettamente consapevoli delle caratteristiche e delle implicazioni connesse alla procedura di richiesta della protezione internazionale".
"Si tratta infatti di persone che, pur vivendo in Libia da molti anni non hanno la cittadinanza libica. Da lì sono fuggiti perché esposti al rischio del conflitto di cui anche l'Italia era protagonista, perché considerati mercenari al soldo di Gheddafi dalle forze antigovernative, o semplicemente perch spinti a partire dalle stesse milizie del dittatore. Per questo, ribadiamo oggi con ancor più convinzione, così come hanno fatto centinaia di enti locali in tutto il paese oltre a migliaia di associazioni e singoli cittadini, la necessità di un provvedimento urgente e preciso: il rilascio di un titolo di soggiorno che consenta di portare a compimento i percorsi di accoglienza avviati e garantisca dignità e giustizia a chi è fuggito dalla guerra".
Tratto da: Parma Today


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martedì 19 giugno 2012

Sarsak libero il 10 luglio


Sarsak verrà liberato il 10 luglio in cambio della fine dello sciopero della fame. Questo il contenuto dell'accordo che il giocatore palestinese, prigioniero in un carcere israeliano da tre anni, avrebbe raggiunto con le autorità israeliane.
Dopo tre mesi di sciopero della fame, forma di protesta estrema contro la detenzione amministrativa a cui Israele lo ha costretto, unico prigioniero politico della cosiddetta "unlawfal combatants law", Mahmoud avrebbe deciso di accettare la proposta delle autorità israeliane. L'ultimo ordine di detenzione amministrativa spiccato contro di lui sarebbe terminato il 22 agosto, ma avrebbe potuto essere di nuovo rinnovato come accaduto negli ultimi tre anni.

A dare la notizia, il suo avvocato Mohammed Jabarin, che ha aggiunto: "Mahmoud sarà trasferito domani in un ospedale civile per ricevere cure adeguate e il 10 luglio tornerà a Gaza". Secondo quanto riportato dal legale, Sarsak ha ripreso a mangiare oggi di fronte alle autorità carcerarie israeliane che hanno chiesto a Mahmoud di ingerire del cioccolato in loro presenza per ratificare l'accordo.

Il giovane giocatore, 25 anni originario della Striscia di Gaza, ha attirato negli ultimi giorni l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, in particolare del mondo del calcio. Oltre alle pressioni della FIFA su Israele, sono giunti appelli da singoli giocatori e esponenti dello sport mondiale a favore della liberazione di Sarsak, detenuto senza alcuna accusa ufficiale né un processo.

Sarsak era stato arrestato il 22 luglio 2009 al valico di Erez tra Gaza e Israele mentre si stava recando in Cisgiordania per giocare. L'unica accusa mossa da Israele al momento dell'arresto era la presunta appartenenza di Mahmoud alla Jihad Islamica, ma nessun crimine gli è stato mai contestato pubblicamente.

sabato 16 giugno 2012



palestina

"Togliere ad Israele gli Europei U21"

Appello della Palestine Football Association: la UEFA punisca Israele per le sofferenze inflitte al giocatore Mahmoud Sarsak, oggi all'89° giorno di sciopero della fame

16 / 6 / 2012
Beit Sahour (Cisgiordania),
Novanta giorni senza mangiare: Mahmoud Sarsak sta lentamente morendo mentre il pubblico europeo ha gli occhi incollati agli schermi tv per seguire i campionati del Vecchio Continente.Dopo l'appello del campione inglese Eric Cantona e l'intervento della FIFA tramite il suo presidente, Blatter, a favore di Sarsak, i palestinesi ora ci provano con l'UEFA. L'organizzazione per il calcio europeo è impegnata in queste settimane negli Europei 2012 in Polonia e Ucraina e il popolo di Palestina spera possa diventare il perfetto megafono alla sofferenza di Mahmoud.
Il giovane calciatore, residente a Gaza e incarcerato da Israele nel 2009, è oggi all'89° giorno di sciopero della fame. Le sue condizioni sono gravissime, la sua vita appesa ad un filo. E allora la Palestine Football Association tenta il tutto per tutto e chiede alla UEFA di punire Israele: togliete a Tel Aviv gli Europei under 21 del 2013.In una lettera indirizzata al presidente UEFA, l'ex calciatore francese Michel Platini, il presidente della Federazione Palestinese, Jibril Rajoub, esprime la preoccupazione sua e di tutta la popolazione per la sorte di tre giocatori: oltre a Sarsak, il portiere della squadra olimpica Omar Abu Rois e il giocatore del Ramallah, Mohammed Nimr. Ad accomunarli, oltre alla passione per il pallone, il fatto di essere prigionieri in carceri israeliane senza accuse né processo, in detenzione amministrativa.
Per una simile violazione del diritto internazionale, Rajoub si appella a Platini: "Chiediamo di non riconoscere ad Israele l'onore di ospitare i prossimi Europei under 21, nel 2013". Un riconoscimento ad un regime di apartheid che sta lasciando morire un giovane atleta di 25 anni, Mahmoud Sarsak, da tre dietro le sbarre di una prigione senza conoscere il crimine commesso.Abu Rois è stato invece fatto prigioniero a febbraio mentre lavorava nell'ufficio della Mezzaluna Rossa, con l'accusa di aver aperto il fuoco contro una pattuglia militare israeliana nel campo profughi di Amari. Anche Mohammed Nimr è finito dietro le sbarre a febbraio, senza alcuna accusa ufficiale.
L'appello della Federazione arriva in concomitanza con quello di Amnesty International che chiede alle autorità israeliane di trasferire immediatamente Mahmoud Sarsak in un ospedale civile, dove possa ricevere cure adeguate, fino a questo momento negategli dalle autorità carcerarie.
"Dopo quasi tre anni di detenzione - ha detto Philip Luther, direttore di Amnesty per Nord Africa e Medio Oriente - Israele ha avuto tutto il tempo di muovere un'accusa ufficiale contro Sarsak, ha avuto la possibilità di accusarlo di un crimine specifico e di farlo giudicare da un tribunale. Non lo ha fatto e, anzi, prosegue nel rinnovo della detenzione amministrativa basata su informazioni segrete, sconosciute a lui e al suo avvocato".

lunedì 11 giugno 2012

Allarme razzismo agli Europei. E in Italia?


di Mauro Valeri
Uno dei tempi su cui si è giustamente posta l’attenzione della UEFA e della stampa, in occasione degli Europei 2012, è quello del razzismo. Tutti si dicono pronti a contrastarlo e combatterlo, pur se con alcune sfumature.
Balotelli minaccia che, se dovesse essere vittima di insulti razzisti, uscirebbe dal campo; Platini lo ha richiamato, sostenendo che se lo dovesse fare sarebbe ammonito. Non è dato sapere come potrebbe essere punito Prandelli, che ha garantito che in caso di insulti a Balotelli entrerà in campo per abbracciarlo. Anche la richiesta di chiudere il sito nazifascista Stormfront, sollecitata dopo le accuse contro Balotelli, “colpevole” non solo di essere “negro e italiano”, ma anche di aver raccontato dell’appartenenza alla comunità ebraica della sua madre adottiva, non è una novità, a cui però non è stata data mai alcuna risposta.
Curiosamente, però, l’attenzione al rischio razzismo negli Europei 2012, è mancata nella stagione calcistica italiana appena conclusa (fatto salvo le ultime partite di playoff), nel corso della quale si sono verificati ben 59 episodi di razzismo. E’ un dato davvero allarmante, superiore a quello non solo dello scorso anno, ma anche di diversi campionati dell’ultimo decennio. Il che la dice lunga di quanto poco si sia fatto su questo tema, da parte di Società e istituzioni calcistiche. Altra novità negativa, è che di questi 59 episodi, 28 sono stati registrati in serie A, seguiti a distanza dalla prima divisione (13) e dalla serie B (10). Ancora una volta, come già era accaduto in passato, non è un problema che riguarda le tifoserie minori, ma quelle del campionato principale, e questo dovrebbe sollecitare più d’una riflessione.
Complessivamente, sono state coinvolte 28 tifoserie. A guidare questa lista dell’intolleranza ci sono ancora i tifosi della Lazio (9 episodi), seguiti da quelli della Juventus (7), della Fiorentina (5), del Padova (4) del Piacenza e del Verona (3). La Società che però ha più pagato per episodi di discriminazione è la Juventus con 108.000 euro, seguita dalla Lazio (57.000) e Verona (53.000). Leghe e federazione hanno incassato ben 405.000 euro, che, come sempre, non sono state utilizzate per finanziare iniziative contro il razzismo (come richiediamo da anni), ma per un non meglio definito “altro” (fotocopie, segretarie, ecc.).
E’ una cifra che supera di molto la media registrata nell’ultimo decennio (circa 300.000 euro), ma che poteva essere ben maggiore. Infatti, con una certa generosità, il giudice sportivo ha quasi sempre ritenuto opportuno – specie nelle condanne relative alle tifoserie di serie A - di attenuare l’entità della sanzione “per avere la Società concretamente operato con le forze dell’ordine a fini preventivi e di vigilanza”. Sarebbe invece opportuno che anche il giudice sportivo tenga conto delle iniziative che alcune (poche) Società hanno realizzato contro il razzismo (per esempio lo stesso Verona), perché altrimenti tutto finisce in un’interpretazione che ruota intorno al solo tema dell’ordine pubblico. Resta da capire perché il giudice sportivo abbia riconosciuto la “recidiva” di alcune tifoserie solo a partire dal mese di marzo, quando dovrebbe scattare già dopo il secondo episodio.
Non sono mancate interpretazioni paradossali: quando il laziale Radu ha fatto il saluto romano, la Lazio lo ha giustificato sostenendo che, essendo rumeno, non sapeva il significato di quel gesto, dimostrando così che a non conoscere la storia siano proprio i dirigenti laziali (anche in Romania ci sono state organizzazioni filo fasciste), e che nella stagione passata anche Zarate, che pure è argentino, era stato punito dal giudice con 10.000 euro di multa per quello stesso gesto fatto dalla curva (d’altra parte, quando è iniziato a circolare il nome di Mauri nell’indagine sul calcio scommesse, Lotito ha dichiarato di aver fiducia nel calciatore perché “persona retta”, come dimostrerebbe una sua recente visita al santuario di Medjugorje!).
Ma quello che più ha colpito di questo allarme è che i responsabili della FIGC come delle Società coinvolte, hanno pubblicamente dichiarato di non sapere come combattere il razzismo dei tifosi, facendo passare quel razzismo come una sorta di “male fisiologico” del calcio. Di idee di come combattere il razzismo nel calcio ne abbiamo fatte tantissime, molte anche a costo zero, ma, come dicono gli anziani, “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.


venerdì 8 giugno 2012

Schengen, sospeso il trattato L'Europa si difende dai migranti


Si tratta di una misura temporanea. Verranno ripristinati i controlli alle frontiere interne in caso di eccessive pressioni migratorie sulle frontiere esterne. Esempio: in caso di massicci sbarchi sulle coste italiane, la Francia potrà ripristinare controlli dei documenti al confine

di VLADIMIRO POLCHI ROMA - L'Europa chiude le sue frontiere interne e fa un passo indietro nella libera circolazione delle persone. I ministri dell'Interno hanno infatti raggiunto all'unanimità un accordo di riforma del trattato di Schengen 1 che introduce la possibilità di ristabilire temporaneamente i controlli alle frontiere interne in caso di eccessive pressioni migratorie sulle frontiere esterne. Un esempio per capire: in caso di massicci sbarchi sulle coste italiane, la Francia potrà ripristinare i controlli dei documenti ai suoi confini. 

Sei mesi di blocco. L'intesa prevede il ripristino dei controlli sui confini interni per un periodo di sei mesi, prolungabile per altri sei mesi, nel caso in cui, a causa di circostanze eccezionali, non siano più assicurati adeguati controlli sulle frontiere esterne. Il testo su cui a Lussemburgo i ministri hanno raggiunto l'accordo escluderebbe inoltre il Parlamento europeo dalle procedure di verifica e monitoraggio dell'applicazione del trattato con cui è stata decretata l'abolizione delle frontiere interne tra i Paesi firmatari.

Cosa cambia. Il trattato di Schengen già oggi prevede la possibilità di sospendere temporaneamente l'abolizione dei controlli alle frontiere per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, come avvenuto a più riprese per eventi sportivi e vertici di capi di Stato e di governo. Ma è stato dopo lo scontro avvenuto tra Italia e Francia, in seguito alle ondate migratorie che dal Nord Africa si sono riversate sulle coste della Penisola, che ha preso corpo il progetto di prevedere la possibilità di reintrodurre i controlli in maniera più "strutturata".


Tratto da: La Repubblica

giovedì 7 giugno 2012

Zemanlandia: una formalità, o una questione di qualità?


ZemanE' una questione di qualità,
o una formalità,
non ricordo più bene:
una formalità...
C.C.C.P.Io sto bene
Non ho sfidato - bambino - il sole dei pomeriggi d'estate giocando a calcio nei giardini vicino a casa di mia nonna, e non mi sono preso - adulto - la pioggia e la neve che spesso accompagnano le partite dei tornei di calcetto a gennaio, e non ho fatto il bagno nella fontana della Stazione per festeggiare la vittoria ai Mondiali, e non ho guardato cento volte il Maradona di Kusturica, perché un centinaio? un migliaio? un intero sistema? di stronzi mi portasse via il gioco più bello.

Da piccolo ero "gobbo". Ebbene sì, juventino: proprio quando il riccioluto Vialli Viallipassava dalla Sampdoria alla Juve e in un anno raddoppiava la muscolatura e perdeva tutti i capelli, e poi Davids inaugurava la serie dei calciatori colpiti da glaucoma, e il direttore sportivo Moggi comprava calciatori, arbitri e partite con "offerte che non si possono rifiutare", e il medico Agricola veniva assolto nel processo per doping solo perché aveva somministrato ai calciatori sostanze dopanti non ancora incluse nell'elenco dei farmaci proibiti.
E mi ricordo una, una sola voce levarsi contro tutto quello schifo, di cui la Juve era solo il caso più emblematico. Una sola voce era dalla mia parte - bambino che giocava, e guardava le partite in tv, e ci credeva fermamente, e non poteva ancora capire. Era una voce sommessa, riscaldata dal fumo di mille sigarette, con un inconfondibile accento mitteleuropeo. Una voce che danzava abilmente col silenzio in lunghe, "celentanesche" pause: Il calcio deve uscire dalle farmacie, nel nostro ambiente girano troppi farmaci (..). La grande popolarità che ha il calcio nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza, in ogni angolo del mondo, c'è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi, diceva. E poi: Il calcio, oggi, è sempre più un'industria e sempre meno un gioco. E ancora: Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente, parole davvero inaudite, in un calcio sempre più stuprato dal capitalismo, sfregiato dalla mafia, e pronto a genuflettersi di fronte ai "sedicenti vincenti".
Era la voce di Zdenek Zeman.
... come decidere di radersi i capelli,
di eliminare il caffè, le sigarette,
di farla finita con qualcuno o qualcosa,
una formalità...
C.C.C.P.Io sto bene
Zeman è tornato in questi giorni sulla panchina della Roma, dopo che ne era stato cacciato nel 1999, proprio quando il suo scontro con il "Sistema" era giunto al culmine, e c'era più di un sospetto sulla causa di una serie di errori arbitrali che avevano sistematicamente penalizzato la sua squadra.
Zeman a pescaraCi è tornato dopo una stagione trionfale a Pescara, squadra che lo aveva ingaggiato per centrare una salvezza tranquilla in Serie B, offrendo ai propri tifosi un calcio offensivo e spettacolare, e per valorizzare le giovani promesse - questi i marchi di fabbrica del tecnico boemo - , e che ha invece finito per vincere il campionato, contro ogni pronostico, realizzando qualcosa come 90 goal quando il secondo miglior attacco è stato quello della Reggina, fermo a quota 63.
Nei 13 anni intercorsi un susseguirsi di ingaggi ed esoneri, soprattutto in serie B e in piazze di importanza secondaria. Perché?
Molti dei giornalisti sportivi - che oggi esaltano il ritorno di Zeman alla Roma, nella speranza che questo basti a ridare credibilità al sistema che per anni li ha lautamente sfamati, e che hanno contribuito generosamente a distruggere - sostengono che il lungo purgatorio sia stato dovuto alle prese di posizione anti-sistema di Zeman, che ne hanno fatto un personaggio scomodo, un rischio troppo grosso da correre per un grande club. Questo è senz'altro vero, ma forse non è tutto. Nel 2006 lo scandalo Calciopoli ha spazzato via i più acerrimi nemici di Zeman, eppure sono passati altri sei anni prima che potesse tornare nel calcio che conta. C'è qualcosa di più profondo sotto...
... una formalità,
o una questione di qualità?
C.C.C.P.Io sto bene
A partire almeno dagli anni '70, due opposte filosofie di gioco si sono sfidate sui campi di calcio. Tanti e diversi ne sono stati gli interpreti, più o meno fedeli. Molteplici sono state le digressioni, le variazioni sul tema, le contaminazioni. Un po' come se parlassimo di generi musicali, per capirsi.
Esse possono essere sintetizzate in molti modi diversi, ma credo che uno dei più semplici, e dei più efficaci, sia il seguente: c'è chi punta a vincere subendo un goal in meno dell'avversario, e chi punta a vincere segnandone uno in più. Molto grossolanamente e impropriamente, potremmo indicare la prima come la scuola del "catenaccio e contropiede", la seconda come la scuola del "calcio totale". Entrambe le filosofie di gioco si sono enormemente evolute rispetto agli anni '70, ed oggi spesso viaggiano sotto mentite spoglie, assumono forme ibride difficilmente riconducibili all'archetipo. Ma talvolta si ripropongono con una scintillante purezza.
Gentile vs ZicoLa scuola del "catenaccio e contropiede" ha come elementi caratterizzanti il fatto di difendere con tutti gli uomini "dietro la linea della palla", mantenendo un assetto di grande compattezza tra i reparti: si invita l'avversario ad attaccare e "scoprirsi", e si cerca quindi di colpirlo in contropiede. I maestri di questo modo di giocare sono certamente gli italiani, cui esso ha regalato moltissimi trofei: tra gli ultimi, i mondiali di calcio vinti dall'Italia di Lippi nel 2006, e la Champions League vinta pochi giorni fa dal Chelsea, sotto la guida del quasi esordiente tecnico italo-svizzero Di Matteo. Altri grandi interpreti di questa filosofia sono Fabio Capello, Giovanni Trapattoni, il Ferguson degli ultimi tempi, e Josè Mourinho, uno degli allenatori più vincenti (purtroppo!) della storia del calcio, recente e non. Nonostante sia evidente che questa strategia si basa essenzialmente sull'opportunismo e sull'abilità nel distruggere il gioco degli avversari più che nel costruire il proprio, di per sé non ci sarebbe nulla di male: una delle caratteristiche che rende grande e popolare lo sport del calcio è il fatto che non oppone eccessive barriere "atletiche" o "tecniche", rispetto ad altri sport. Gli italiani, notoriamente un popolo di persone non molto alte né particolarmente dotate atleticamente, hanno potuto sopperire a questi limiti proprio adottando stili di gioco che ne esaltavano le caratteristiche di resistenza fisica e mentale, disciplina tattica e abnegazione: spesso nel calcio non vince il più forte, e i mondiali vinti dall'Italia nel 1982 e nel 2006, o le Champions vinte da Mourinho con il Porto e con l'Inter stanno lì a dimostrarlo. Le altre grandi tradizioni calcistiche che, per sommi capi, possono essere ricondotte in questa categoria sono quella tedesca e quella inglese.
Johan CruyffRibattezzare l'altra scuola come quella del "calcio totale" è certamente più improprio. Dovunque si esaltino qualità come la fantasia, la bellezza, l'ispirazione, la realtà appare certamente più variegata. Il "calcio totale" è stato, storicamente, un prodotto della scuola olandese, portato ai più alti livelli da interpreti quali il tecnico Rinus Michels e l'attaccante (e poi allenatore) Johann Cruyff negli anni '70, e che ha caratterizzato squadre come l'Ajax, il Barcellona (spesso fortemente popolato di olandesi) e la grande nazionale olandese passata alla storia come la "Arancia Meccanica". Certamente diverso è lo stile di gioco praticato tradizionalmente, ad esempio, dai brasiliani, ma per comodità li comprenderemo tutti nella stessa categoria. Possono appartenervi di diritto la maggior parte delle tradizioni calcistiche sudamericane, gli olandesi, e gli spagnoli. Grandi maestri di questa filosofia di gioco, in tempi più recenti, sono tra gli altri Arrigo Sacchi, Louis Van Gaal, Pep Guardiola, e il nostro Zdenek Zeman.
Essa si caratterizza per una ricerca spiccata del possesso palla, spesso anche del pressing a tutto campo, da un atteggiamento tattico estremamente votato all'attacco, nel tentativo di schiacciare l'avversario nella propria metà campo, di segnare il maggior numero di goal possibili e, punto fondamentale, di divertirsi e di divertire i tifosi. Preoccupazione, questa, del tutto estranea ai fautori della prima scuola, cui interessa soltanto il risultato, e che hanno nel tempo costruito un intero arsenale ideologico e retorico per giustificare quello che anch'essi riconoscono, senza ammetterlo, come un grosso limite in una competizione che dovrebbe essere anche divertimento e spettacolo. Recentemente Zeman ha dichiarato: È chiaro rischiare qualcosa, ma se fai 90 gol non ti preoccupi di quanti ne prendi. La fase difensiva si faceva sempre, penso che anche per i giocatori è più soddisfacente costruire piuttosto che distruggere. E per distruggere devi usare le maniere forti: e io sono un uomo di pace. In generale vorrei che la mia squadra riuscisse ad avvicinare la gente e dare delle emozioni: gli appassionati non potranno mai dimenticare Roma 4 - Inter 5, con la curva giallorossa che ricopriva di applausi la propria squadra sconfitta in casa.
... io sto bene, io sto male,
io non so cosa fare,
non ho arte, non ho parte,
non ho niente da insegnare...
C.C.C.P.Io sto bene
Dicevamo che di per sé non ci sarebbe niente di sbagliato, da un punto di vista sportivo, nello sposare la filosofia del "catenaccio". Essa ha permesso e permette di ottenere grandi risultati, e non sempre offrendo un brutto spettacolo (si pensi, ad esempio, al mondiale del 1982). Tuttavia questa idea di calcio attrae, per la sua natura e per la mentalità che sottende, tutti quei personaggi che fanno della vittoria, ad ogni costo e con ogni mezzo, l'unico scopo della loro prestazione sportiva.
Per tutti gli anni '70 e '80 le due scuole si scontrano fieramente, senza che una prevalga sostanzialmente sull'altra. Negli anni '80 il calcio si trasforma sempre più compiutamente da sport a business, le società sportive in aziende a tutti gli effetti. Nell'89 cade il muro di Berlino, il liberismo dilaga incontrastato e vittorioso nelle vergini praterie lasciate libere dall'Unione Sovietica. Fine delle ideologie, fine della storia, si dice. Non ci sono più avversari, neanche immaginari, all'ideologia del successo ad ogni costo, alla volgare pretesa di "ingegnerizzare", di dominare tecnicamente, di rendere "scientificamente" prevedibile qualunque ambito dell'agire umano. Abbiamo scritto infinite volte che il calcio, in quanto fenomeno di massa, vive di un continuo scambio con la società nella quale si esprime: qualche volta ne anticipa, più spesse ne segue le linee di tendenza. Poteva dunque uscire indenne da questi sconvolgimenti?
Josè MourinhoLe squadre di calcio sono ormai aziende, successi e insuccessi si scrivono a bilancio, in fondo alla stagione. Come gli istituti finanziari e il resto delle aziende, anche le squadre di calcio si indebitano, gonfiano i bilanci di titoli tossici, e per vincere gonfiano i propri atleti di sostanze altrettanto tossiche. Lo facevano anche prima, certo, ma ora tutto è scientifico, ingegnerizzato: il medico diventa una figura di primo piano in una società di calcio, così come l'amministratore delegato. A guidare le squadre chiamano i tecnici "vincenti": Capello subentra a Sacchi. Eredita un Milan su cui ci sarebbero tante cose da scrivere, ma che certamente offriva un calcio bello e spregiudicato, molto "olandese", convinto che un buon risultato non possa che seguire ad una buona prestazione, e lo trasforma in un panzer capace di realizzare, in un anno, il record di imbattibilità del portiere, di difesa migliore e di maggior numero di vittorie per 1-0 in Serie A.
E poi col tempo arrivano i Lippi, i Mancini, i Mourinho. Ferguson rinuncia a far vedere qualcosa di bello, e vince una finale di Champions facendo fare il terzino a Rooney, esperimento che Mou ripeterà con Eto'o. Che spazio poteva esserci, per uno come Zeman, in un calcio, in un mondo così? Forse, come si vede, non lo relegano in periferia soltanto per paura di pestare i piedi a qualcuno.
E' una questione di qualità,
o una formalità,
non ricordo più bene:
una formalità...
C.C.C.P.Io sto bene
Guardiola e MessiEppure il "calcio totale" sopravvive in alcuni templi, in cui la maestà di una tradizione gloriosa non si è lasciata scalfire dalle tendenze del momento. A Barcellona perseverano nella valorizzazione dei giovani del vivaio, nella pratica di un calcio pulito e spettacolare: un calcio totale, fatto di tecnica, possesso palla e pressing. Non tutto è perfetto, intendiamoci. Dal punto di vista del fair-play finanziario, il club blaugrana va sempre più somigliando agli altri: eppure, anche in un mondo profondamente corrotto, non sono tutti uguali. Per alcuni anni i successi non arrivano, poi nel 2005-2006 il Barça centra la vittoria in Champions guidato da Rijkaard e dalle prodezze di Deco, Eto'o e Ronaldinho. Quindi un periodo di crisi, che coincide col declino di Ronaldinho, e nel 2008 arriva Pep Guardiola. Tutti i semi gettati negli anni arrivano a maturazione, e Guardiola si trova a guidare la squadra più forte, bella, spettacolare e vincente che il calcio abbia mai ammirato in tutta la sua storia. Come gioca il Barcellona di Guardiola? Un 4-3-3 fatto di pressing, possesso e verticalizzazioni fulminee, portato in campo dai migliori interpreti di sempre: Xavi, Iniesta, Messi, e tanti altri. Un 4-3-3 che, pur con cospicue differenze - Zeman fa giocare le sue squadre molto più "in verticale", e non usa il possesso palla per addormentare il gioco - ricorda tanto quello del tecnico boemo.
Nel frattempo l'Occidente è attraversato dalla crisi, il liberismo si avvita sulle proprie contraddizioni, i modelli che erano sembrati vincenti crollano come un castello di carte senza alcun valore, le nuove generazioni si riaffacciano nelle piazze chiedendo un mondo diverso. Van Gaal viene chiamato ad allenare il Bayern, e lo porta in finale di Champions (persa contro l'Inter di Mourinho, a dire il vero molto superiore); "el Loco" Bielsa viene chiamato sulla panchina dell'Athletic Club di Bilbao, e con il suo 4-2-4 spregiudicato centra 2 storiche finali in Europa League e in Coppa del Re.
Il calcio italiano implode nell'ennesimo scandalo di scommesse e partite vendute, i suoi vecchi arroganti padroni scoprono che il giocattolo è sfuggito loro di mano, e si è frantumato, forse irrimediabilmente...
E Zeman torna sulla panchina della Roma. E' una coincidenza? E' un timido barlume di speranza? O l'ipocrita penitenza di un Sistema incorreggibile? E' una questione di qualità? O una formalità? Non ricordo più bene. Una formalità?


Tratto da: Aut Aut Pisa
Panurge



lunedì 4 giugno 2012

Roma - Conferenza stampa di presentazione di S.Cu.P.!


Conferenza stampa S.Cu.P.!

                      S.Cu.P.! si presenta al territorio e all'intera città.

Roma, 30 mag. - Sport e cultura popolare. Si chiama cosi' il progetto nato a Roma dopo l'occupazione lo scorso 12 maggio di una ex
motorizzazione di 8.700 mq a via Nola da parte di istruttori sportivi qualificati, giovani e realta' del quartiere di San Giovanni proprio per realizzarvi un centro di sport e cultura poipolare.
Stamani è stato presentato il programma sportivo e culturale. Con l'occupazione dello stabile di via Nola n 5 giovani precari dello sport e della cultura offrono alla cittadinanza la loro professionalità e le loro competenze per una condivisione di saperi e per una promozione di attività sociali e culturali.
Sport e cultura sono dei diritti che sempre più ci vengono sottrati per lasciare spazio a logiche del profitto e dell'individualismo: S.Cu.P.! si propone di offrire proposte concrete e servizi al quartiere e alla città.
Giuliano e Fabiana hanno presentato il progetto S.Cu.P.! a seguire gli interventi di Marco Miccoli (Segretario romano del Pd), Fabio Alberti (Portavoce romano Fds), Enzo Foschi (Consigliere regionale del Pd).

Tratto da: Global Project

venerdì 1 giugno 2012

Così vicino, così lontano


di Ivan Grozny
Qualche settimana fa mi sono trovato a pochi passi da Farina, il giocatore del Gubbio di cui tanto si è parlato a inizio anno. Ricordate? E' quello che ha rifiutato di vendersi una partita della sua squadra, un match di Coppa Italia. E ha denunciato il fatto alla giustizia sportiva.
L'ho incontrato tra il primo e il secondo tempo della partita tra il Padova e la squadra umbra. Non so perché, ma non mi sono avvicinato come probabilmente avrei dovuto, ma gli ho solo sorriso. Sì perché, cosa che solitamente capita a me in quelle circostanze, non ero io il pesce fuor d'acqua. Almeno questa l'impressione che ho avuto io e chi era con me. Un amico giornalista con il quale ho cominciato anni fa ad appassionarmi alla vicenda delle scommesse.

Farina è “l'esempio da dare ai più giovani”, quello a cui ora “bisogna stare vicino”, parola di Cesare Prandelli, che dal canto suo lo ha pure invitato a uno stage della nazionale. Ospite anche della FIFA a Montecarlo per la consegna delPallone d'Oro. Morale della favola? Il giocatore del Gubbio, che lotta per salvarsi, non gioca più. Ma proprio mai. E qualcuno si è chiesto perché? Io non voglio pensare male, magari è davvero scarso e non merita di giocare. Ma allora uno non fa il capitano per anni.. Comunque, a parte il Gubbio, alzi la mano chi si è occupato di stare vicino a questo ragazzo. Il calcio no di certo. Potrei giurarci.
Non sono solito scrivere basandomi su sensazioni. Magari mi sbaglio e Farina è felice e contento e il mondo del calcio gli è grato e solidale. Ma appunto, il mio quinto senso e mezzo (cit.) mi spinge a dire che questa sia la versione meno credibile.
E quindi ecco spiegato perché a commentare dal ritiro della Nazionale ci troviamo Beppe Dossena, di cui sappiamo bene cosa ha detto Carlo Petrini nei suoi libri e nella docu – intervista da noi realizzata. Ex calciatore solo sfiorato dagli scandali. Fortunato, ci verrebbe da dire. E poi chiaramente diretta di Rai Sport della dichiarazione di A. Agnelli e A. Conte resa di fronte alla stampa. Non fatevi ingannare dalle immagini, se le avete viste. E' in sala stampa, ma non è una conferenza stampa. Le domande non sono ammesse.
Poi Preziosi intercettato all'assemblea della Lega che appare sconvolto e giura sulla assoluta estraneità dei suoi. Cosa che poi fanno anche altri, a dire il vero.
Mi imbatto in alcuni servizi, su telegiornali nazionali, che mostrano come anche negli altri Paesi sono accadute cose simili, e, udite udite, addirittura si mostra come caso internazionale clamoroso il “biscotto” tra Danimarca e Svezia che estromise l'Italia dagli Europei del Portogallo. E lo mettono alla pari di Argentina Perù del 1978. Addirittura, verrebbe da dire. Vi risparmio la lezione di storia, Quiroga e il resto. Ma in Argentina moriva e spariva gente. Qualcosa di più serio ciò che stava dietro a quella partita. Ma questo, per dimostrare cosa? Che tutto il mondo è Paese?
Infine questa sera sui canali sportivi in chiaro è, come ovvio, cominciata l'azione di distruzione della figura di Carobbio, il giocatore del Siena che avrebbe tirato in mezzo Conte nella sua deposizione a Palazzi. Parliamo quindi di giustizia sportiva, non penale. Questa si nutre del lavoro di Palazzi in procura federale, in questo caso. E non il contrario. Per questo l'avviso di garanzia e non qualcosa di peggio. C'è grande collaborazione, si dice, tra la procura di Cremona e quella federale.
Carobbio è il pentito, ormai. Quindi l'infame. Questo è il quadro che esce ascoltando certe trasmissioni, che ovviamente lo bollano pure per poco affidabile. E non si sa su che base, naturalmente.
Concludo. Non credo che devo stare qui ancora una volta a sottolineare il fatto che pentitismo, carcerazione e giustizia sommaria sono cose a me lontane.
Ma mi è ancora più distante, troppo di più, questo fare sensazionalismo colpendo i facili bersagli e facendo scudo invece su quelli che vanno difesi a tutti i costi, perché i pilastri di un certo sistema di cui sembra non si possa fare a meno.