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domenica 15 aprile 2012

Bahrain: il GP che non c’è


di Ivan Grozny
Come Ponzio Pilato, se ne lavò le mani. “Sono le scuderie che devono prendere una posizione, io non posso decidere”. Ma come, Bernie (Ecclestone n.d.r.), non sei tu a decidere? Non sei tu a cambiare i regolamenti, a trattare i diritti televisivi? Si fa sempre più interessante la situazione del GP di F1 in Bahrain. Ma si fa sempre più dura la situazione per i dimostranti.
Il padrone assoluto della FIA non è credibile quando dice che non è lui che deve decidere. Piuttosto, si chiedono alcuni esponenti politici britannici, come si sia potuto, dopo quanto accaduto lo scorso anno, ritentare di organizzare la gara proprio in quei territori. Cosa avrà spinto Ecclestone a riprovarci? Quattrini dite? Può darsi.
La repressione è sempre più dura, e solo grazie al fatto che la protesta è legata al GP ha un minimo di visibilità.
La minoranza sunnita comanda, la maggioranza sciita, che è circa il 70% della popolazione, protesta. Sembrerà una banalizzazione, e lo è, di fatto, ma per inquadrare la situazione non c’è di meglio. Poi sappiamo tutti che le questioni non si possono liquidare in questo modo, perché mai nulla ha la linearità che sembra avere.
Il piccolo Paese in questione è di fatto un protettorato dell’Arabia Saudita, e solo gli iraniani sono apertamente per i dimostranti, e non certo per una questione di libertà, mi verrebbe da dire. Quindi qualsiasi intervento “esterno”, anche solo diplomatico, si può comprendere quanto venga ponderato.
Certo, una volta che si sposterà il GP, perché così andrà a finire, del Bahrain si smetterà di parlare. E non oso immaginare cosa potrà accadere a quel punto.
Quindi approfittare di questo momento è importante per coloro che in piazza scelgono di andarci, anche a costo di venire uccisi o imprigionati (e torturati..). E badate che anche questa volta, più che la spinta per maggiori diritti e libertà, il motivo che ha portato la gente in piazza è stata la fame, la difficilissima condizione in cui è costretta a vivere gran parte della popolazione in Bahrain.
L’Iran è l’unico dei Paesi arabi ad avere una guida sciita. Ma come si potrà immaginare non tutti gli sciiti sono uguali, e le differenze sono ancora più evidenti se si guarda la situazione tra un Paese e l’altro. Lo stesso vale per i sunniti, ovviamente. Le differenze tra i due “gruppi” non sono di tipo etnico, come erroneamente si potrebbe pensare,ma è il tipo di approccio al credo religioso e le differenze nel praticarlo che determinano la divisione. Religiosa e quindi anche politica. Soprattutto, politica.
Per i sunniti lo stato svolge un ruolo molto importante perché pensavano che solo il legittimo successore del profeta potesse guidare lo Stato al meglio. Nel sunnismo, tale guida si chiama califfo. Una sorta di monarca e allo stesso tempo guida spirituale.
Gli sciiti invece credono che l'ultimo imam sia diventato eterno e che ritornerà. Questa visione corrisponde un po' alla concezione che hanno i cristiani rispetto al Messia. Tornerà durante il giudizio universale e nel frattempo è rappresentato da altri religiosi.
In ogni caso però, la religiosità si è sviluppata diversamente nei vari paesi.

L'Iran è l'unico Stato sciita, come accennavamo prima, ma in questo Paese si è sviluppato il credo secondo cui ogni fedele si sceglie la propria guida spirituale. Se una di queste guide spirituali ha molti fedeli viene chiamata Ayatollah.
Fatto un po’ di ordine sulle questioni politico-religiose, possiamo tornare alla F1? Mi sembra un po’ difficile. Comunque tranquilli, Bernie ha già pronto il Piano B; un GP in Europa. Ma è deluso, ci sperava tanto. Tutti quei petroldollari che se vanno così, come fossero fumo che sale dalle barricate di chi protesta.

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