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venerdì 25 novembre 2011

YANNICK NOAH E LA POZIONE MAGICA


di Ivan Grozny
Per i più giovani, non è altro che il padre del cestista Joakim Noah, nei Chicago Bulls dal 2007. Un atleta in sciopero, come tutti i cestisti NBA. O al limite noto per i suoi concerti (http://www.youtube.com/watch?v=RIHeK9ODWwY&feature=related), la sua nuova..attività.
Ma Yannick Noah (www.yannicknoah.com/)  è stata, e forse è ancora, non solo un’icona dello sport, ma anche uno che ha sempre vissuto e detto cose controcorrente. E non per il piacere, fine a se stesso, di apparire fuori dal comune, al contrario, perché consapevole di quanto lo sport e il suo mondo sanno essere ipocriti.Ricordiamo quindi i suoi colpi più spettacolari, la vittoria al Roland Garros(http://www.ina.fr/sport/tennis/video/CAB01031098/finale-messieurs-yannick-noah-mats-wilander.fr.html)  , che è forse l’affermazione più importante della sua carriera, ma anche campagne per il diritto alla cittadinanza, all’equità sociale, ecc…
Insomma, uno di quei personaggi che amiamo senza condizioni, per dirla breve.
Ora si è ritirato (è del 1960), naturalmente, dal tennis professionistico, e si è dato alla musica, come accennavamo. Camerunense di origine, figlio di un calciatore, si è imposto all’attenzione del mondo per il suo stile inconfondibile. Il secondo nero a vincere un torneo del Grande Slam, dopo il compianto Arthur Ashe, morto di AIDS contratto in ospedale in seguito a una trasfusione di sangue.
In un mondo così chiuso, non solo ai neri ma a tutti coloro che vengono da classi meno abbienti in generale, è chiaro che poi proprio questi, che sono tra i pochi personaggi ad emergere, che non arrivano dalle classiche scuole di tennis alla Nick Bollettieri per intenderci, sono ed esprimono qualcosa di diverso.
E infatti entrambi si sono distinti non solo per il gioco, per lo stile, ma soprattutto per le idee.
Ashe ha dedicato gran parte della sua esistenza ai bisognosi e gli ultimi tre anni della sua vita li ha spesi in campagne di prevenzione dal virusHIV.
Noah come abbiamo detto, ora canta reggae (http://www.youtube.com/watch?v=OQ00JdOtlyM ) e anche la musica è un’occasione per dire la sua sul razzismo, sulla società in cui viviamo, sull’antiproibizionismo.
Certo, uno sportivo antiproibizionista. Non è il primo, per quanto riguarda le droghe leggere. E insieme ad altri sportivi, a inizio anni ’90, fece un campagna proprio in questo senso. Con lui c’era, ad esempio,Bernard Lama, portiere del PSG e della nazionale negli anni ‘90, che perse proprio per questo motivo il posto in nazionale. Squalificato per uso di cannabis. Si sa, il mondo del calcio non perdona chi esce dal..seminato.
Noah si è scagliato con tutte le sue forze contro l’ipocrisia del  mondo dello sport. Un’ipocrisia che colpisce appunto chi fa uso di droghe leggere, o altre sostanze che possiamo definire “ricreative”, che sicuramente non fanno bene alla salute ma neppure però possono migliorare la prestazione sportiva. Citando Maradona, “immaginatevi cosa avrei potuto essere, senza cocaina”. E se lo dice lui…
Ma se agli sportivi invece togliamo steroidi, stimolanti, anabolizzanti, e chi lo sa quante altre sostanze, come sarebbero gli “atleti” che tanto ammiriamo?
Questa è la domanda che in sintesi, sulle pagine del prestigioso Equipe, si pone Yannick Noah.
Che fa un ragionamento semplicissimo. E lancia una provocazione. Perché non dare a tutti le stesse possibilità, e lasciare che ognuno usi la sostanza che preferisce?
Di fatto, in certi sport l’antidoping neppure esiste. O se esiste è solo per un pro-forma. Ma di fatto non funziona. O non vuole, funzionare. Per quanto riguarda certi sport, tipo il ciclismo, i controlli sono sicuramente più attenti che nel calcio, tanto per fare un esempio. O nel tennis.
Noah fa riferimento agli spagnoli (http://www.youtube.com/watch?v=uiSw5KL14eU), che “..tutto ad un tratto, in tantissime discipline, hanno cominciato a primeggiare mentre per un secolo intero non avevano mai vinto nulla. Ed è un dato importante, da tenere sott’occhio. Possibile che sia tutto figlio di nuove e sperimentali tecniche di allenamento? E quali sarebbero queste tecniche? Hanno un piano scolastico che agevola la scoperta di talenti anche giovanissimi? Anche in Francia, e in altri Paesi ce ne sono. Eppure..”
Noah rincara la dose: “E’ come se fossero caduti nel pentolone di Obelix (http://www.youtube.com/watch?v=cqpORaUYVqs), questi spagnoli. Lasciamo che tutti possano nutrirsi della pozione del druido..”
Questa la provocazione lanciata sulle pagine del più importante quotidiano sportivo d’Europa. Dal più autorevole, secondo molti. Adesso bisogna solo attendere e vedere quali saranno le reazioni.
Non soltanto spagnole.

Tratto da: Sport alla rovescia

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