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domenica 24 aprile 2011

Migranti tunisini: un festival riuscito. Solidarietà all’insegna della libertà.

Smontato il teorema dei tifosi del Taranto rozzi e violenti. Il festival, per usare le parole di Mohamed uno dei tanti tunisini presenti oggi al campo San Francesco de Geronimo di Grottaglie, è riuscito. Il festival altro non è che la partita di calcio tra tifosi del Taranto ed i migranti ospiti del campo di Manduria.
In duecento, cinquanta secondo la Questura – ironizza qualcuno – hanno seguito questo strano incontro di football che ha messo uno di fronte all’altro, due gruppi di persone che – come spiegato dai promotori – avvertono forte “il bisogno di libertà e il rispetto per la dignità delle persone.
Libertà per vivere e libertà di esprimere le proprie opinioni senza il rischio di cadere in sanzioni”. Sul campo hanno vinto i tunisini per 11-4, ma il risultato più importante per gli organizzatori è stato quello di smontare il teorema che i tifosi del Taranto sono solo cattivi e violenti. In verità c’è chi fino all’ultimo ha fatto di tutto – con sottili intimidazioni – per minare il successo dell’iniziativa o quanto meno circoscrivere i vasti consensi che la stessa ha raccolto. Senza però riuscirvi, visto che come annunciato dal vicepresidente del Taranto, Valerio D’Addario, sugli spalti erano presenti due rappresentanti della società rossoblù, oltre a tanti giornalisti ed attivisti di organizzazioni che operano in favore degli immigrati.
Ed ovviamente c’erano anche tanti tifosi rossoblù. Questa strana miscellanea di gente avrebbe creato una sorta di smarrimento a chi fosse capitato lì per caso. Perchè guarndandosi intorno non era facile comprendere dove ci si trovasse: ad un manifestazione dei centri sociali, o in curva in attesa che inizi la partita. E a proposito di partita. I tunisini l’hanno presa molto seriamente. Fino a poche ore prima era stata in forse. Ieri sera un loro amico ha perso la vita dopo essere stato investito da un’automobile. E a lui è i suoi connazionali hanno voluto dedicare un minuto di silenzio. La selezione dei migranti è scesa in campo indossando una maglia rossa con bande laterali bianche, offerta da Taranto Supporters, che imita quella della nazionale dela Tunisia.
Durante la foto di gruppo, con i componenti delle due squadre mescolati tra loro, un tarantino trova modo di ricordare – suscitando l’ilarità generale – la rivalità con il Bari gridando: “però che brutti colori abbiamo scelto per le loro maglie”. “Purtroppo – replica un altro – la maglia della loro nazionale è fatta così”. I primi ad entrare in campo sono i tarantini. Quando arrivano i tunisini si dispongono su due ali per applaudirli, dando vita ad un “terzo tempo” anticipato. Fisicamente i nordafricani sono nettamente superiori. Due di loro, il numero 7 Chabi ed il numero 11 Raouif mostrano anche discrete doti tecniche. Qualcuno, scherzando, dice: “ll Taranto potrebbe metterli sotto contratto”. Immediatamente un altro grida: “Sono io il loro procuratore!”. Raouif – è forse uno che ci crede davvero di diventare un calciatore importante – visto che che si è già inventato un bel numero per festeggiare un suo gol: si siede per terra e comincia a sobbalzare.
Nei primi minuti, tra torce accese e cori contro Maroni, l’atmosfera è sembrata essere quella delle partite vere. Non sono mancati slogan contro il razzismo, ma anche di scherno verso i tarantini in campo, apparsi decisamente fuori forma. Non poche donne, partner o figlie dei giocatori italiani in campo, non si sono risparmiate nel coccolare i loro cari con grida di incoraggiamento e foto ricordo. Nel finale, tra le fila dei supporters, che indossavano la maglia da trasferta della squadra rossoblù con lo slogan “Taranto terra da amare” hanno giocato anche due ragazzini. A gara terminata, i giocatori tunisini hanno lanciato le lore maglie al pubblico. Prima però, ultima foto di gruppo sotto lo striscione dei Taranto Supporters al grido di “Libertà, Libertè”. La risposta dei loro connazionali sugli spalti è stata: “Permesso, permesso!”

giovedì 21 aprile 2011

1 MAGGIO_COMMONS FESTIVAL

1° Maggio 2011
Primo festival dei BENI COMUNI

acqua, energia, rifiuti zero, lavoro, salute, reddito, diritti, istruzione, casa, libera circolazione, diritto alla fuga, diritto all'accoglienza, autodeterminazione...etc

...Dalle h 17.00 banchetti e stand informativi a cura di:
-Comitato Acqua Pubblica e il Comitato No al Nucleare
-Coordinamento Uniti contro la crisi composto da FIOM-CGIL e Studenti Autonomi in Movimento
-l'ass. Corretta Gestione Rifiuti e Risorse di Parma
-i progetti della Casa Cantoniera: la Rete Diritti in Casa, la squadra di calcio LaPaz, la Biosteria e la Mercatiniera, la scuola di italiano per migranti Perchè no?, io sono mia, il progetto di ricerca teatrale la crepa.

Dalle h 18.00 Musica
GLI ANTONIO BENASSI BAND con il loro live "Parma Parallela"
DANCEHALL against racism con ONE DREAD SOCIETY
Per tutta la serata sarà in funzione il servizio di cucina e bar.

Nel giardino della Casa Cantoniera Autogestita
via Mantova 24 Parma

wwww.casacantonierautogestita.blogspot.com
www.globalproject.info

ingresso gratuito

domenica 17 aprile 2011

LA NOSTRA EUROPA NON HA CONFINI!

Comunicato della rete Welcome sulla giornata a Ventimiglia. Bloccata la stazione della città di confine. I diritti non hanno confini.

17 / 4 / 2011
Oggi abbiamo visto con i nostri occhi e sentito con i nostri corpi i confini dell'Europa alzati contro il treno della dignita', proiettati fino alla stazione di Ventimiglia, imposti interrompendo la linea ferroviaria tra Italia e Francia o con il blocco dei plotoni della Polizia. Quei confini sono stati alzati per fermare i migranti ma soprattutto per proteggere un'idea di Europa che noi rifiutiamo.
Per questo hanno tentato di fermarci. 
Ma noi abbiamo rotto dal basso la finzione di questi governi. Perche' anche se sappiamo che le frontiere si attraversano al buio e nel silenzio abbiamo voluto sfidarle alla luce del sole, pubblicamente, perche' si metta fine a questa violenta ipocrisia e prenda forma una Europa libera e degna .
Hanno cancellato i nostri treni e sbarrato le nostre strade  ma non ci hanno fermato.
Noi, abbiamo sfidato l'arroganza della Francia ed il blocco imposto dall'Italia, che mentre tuonava moniti contro la Parigi, schierava centinaia di poliziotti per bloccare strade e piazze a Ventimiglia mostrando l'ipocrisia di questo Governo Ripartiremo subito, dopo che abbiamo conquistato la riapertura del centro di accoglienza.
Da domani i treni della dignita' ripartiranno ancora, ogni giorno e ad ogni ora sfideranno la frontiera per costruire la nostra Europa. Libera e senza confini.

giovedì 14 aprile 2011

Solidarietà a tutti i popoli in lotta per i propri diritti e per una reale democrazia!!!

Questo è Wael Gomaa, il giocatore egiziano nonchè difensore più forte d'Africa che ha dichiarato:"Io sono al fianco del mio popolo. In Egitto ci sono troppe ingiustizie sociali, troppa disparità tra ricchi e poveri. Bisogna intervenire e pensare anche al futuro. I nostri giovani non hanno speranze nell’Egitto attuale: dobbiamo aiutarli… Mubarak ha fatto il suo tempo: l’Egitto non può più aspettare".
Vi immaginate un Cannavaro o un Buffon dire cose del genere?

martedì 12 aprile 2011

Arrestateli tutti

di Mauro Valeri
Ancora una volta, lo sport ha mostrato il suo volto peggiore. Questa volta, però, lo scenario non è stato uno stadio di calcio, ma un palazzetto di pallacanestro, sport troppe volte considerato con eccessiva superficialità indenne dal virus razzista. Il gravissimo episodio si è verificato durante la partita tra Pool Comense e Geas Sesto San Giovanni, gara di play off della serie A femminile. Un gruppo di tifosi della squadra di casa ha iniziato ad insultare, Abiola Wabara, una black italian di primissimo piano. Nata a Parma nel 1981 da genitori nigeriani, è cresciuta sportivamente proprio nella città emiliana, esordendo in serie A1 nella stagione 1999/00, con l’allora Cerve Parma. Poi, nel 2002, si era trasferita negli Stati Uniti, nel College di Baylor (Texas), dove lo zio aveva conseguito un dottorato e un suo cugino aveva studiato.
Nella squadra dell’Università texana era rimasta fino al 2006, vincendo il titolo Ncaa nel 2005 e l’anno dopo il premio come “Defensive player of the year”. Conclusa la sua esperienza universitaria negli Stati Uniti (con tanto di laurea), nel 2006, Abiola era andata a giocare in Israele, dove in 3 anni aveva indossato la maglia di tre squadre. Poi, nell’estate 2009, era andata in Spagna, fino a quando non era tornata in Italia per giocare con la squadra di Sesto San Giovanni. Non risulta che in tanti anni di attività professionistica abbia mai avuto problemi di razzismo. Almeno fino alla partita al PalaSampietro di Casnate , quando, ogni volta che toccava il pallone, dagli spalti arrivavano fischi e ululati. Vista la situazione, il presidente della Geas, Marco Mazzoleni, così come prevede il regolamento, ha chiesto più volte all’arbitro di sospendere la partita. Ma l’arbitro ha fatto continuare la gara fino al termine. Come se non bastasse, alla fine dell’incontro, quando le squadre stavano tornando negli spogliatoi, il gruppo di tifosi razzisti ha avvicinato Abiola bersagliandola con una raffica di sputi e insulti razzisti.
La situazione non è degenerata solo grazie all’intervento dei dirigenti delle due squadre. Sulla reazione della Abiola esistono – curiosamente – almeno due versioni, tra loro contrastanti. La prima quasi rinunciataria: “Sono dispiaciuta per quanto accaduto, ma sono una sportiva e penso di giocare. Quanto è successo appartiene già al passato”. Una seconda versione, la descrive ben più indignata: “Gli insulti da parte dei tifosi fanno parte del gioco, dobbiamo fingere di non sentirli e andare avanti. Quando però mi sono sentita chiamare ‘scimmia’ e ‘negra di m…’ non ho potuto restare indifferente. Mi spiace per il tentativo di reazione ma queste cose non devono succedere, mai. A tutto c’è un limite, è davvero triste vedere uomini adulti che prendono di mira e insultano in particolare una donna, sfociando poi nel razzismo più bieco”. Duro Mazzoleni: “E’ un peccato che una bella partita sia rovinata dalla presenza di gente così becera, che con lo sport non c’entra nulla. La partita andava sospesa. Non farlo è stato un errore”.
Alla solidarietà da parte del presidente FIP, Dino Meneghin, ha fatto da contrappeso la notizia che nulla di tutto questo è stato portato a referto, fatto che compromette pesantemente la possibilità di una sanzione disciplinare. Eppure, da anni si sa che molti razzisti, cacciati dagli stadi, si sono riversati sugli spalti dei palazzetti.
A questo punto tornano d’attualità le parole con cui un altro black italian, il calciatore Stefano Okaka, ha commentato, pochi giorni fa, il comportamento razzista dei genitori nella partita tra Esordienti nel Trevigiano, Casier Dosson – Silea, che se la sono presa con un dodicenne della squadra di casa (insulti portati a referto dall’arbitro): “quelle persone sarebbero da arrestare”. Arrestateli tutti.

domenica 10 aprile 2011

Pillole di calcio migrante

Immigrazione. Integrazione. Culture diverse che si incontrano e, talvolta, si scontrano. Temi caldi della contemporaneità, argomenti spinosi da maneggiare con cura, possibilmente senza slogan. Che invece abbondano. E allora anche la Fifa, oltre un anno fa, ha lanciato il suo. “Football, the great integrator”. Perché nel suo piccolo il calcio, nel corso degli ultimi anni, ha saputo raccontare storie in cui, per una volta, il significato sportivo è finito in secondo piano. Si è volato più in alto, verso un obiettivo ben più importante della vittoria di una coppa o di un campionato: quello della civiltà.
Soedertaelje è una cittadina nei pressi di Stoccolma famosa per aver dato i natali al tennista Bjorn Borg e per essere il centro di una delle rivalità calcistiche più accese del paese. Con una piccola particolarità: nel 2009 le due squadre che si contendevano la promozione nell’Allsvenskan, il massimo campionato svedese, erano state fondate dallo stesso gruppo di emigrati, di etnia assiro-siriaca, che negli anni Settanta lasciarono il Medio Oriente per trasferirsi in Svezia. Un derby intra-etnico insomma, quello tra Assyriska e Syrianska, per una rivalità che affonda le proprie radici nelle divisioni all’interno della comunità, divisa tra Assiri e Siriaci. “Per noi è come giocare in nazionale”, afferma Rabi Elia, centrocampista del Syrianska. Nel recente passato però sono stati proprio i rivali dell’Assyriska a finire sotto i riflettori per essere arrivati, nel 2003, fino alla finale di Coppa di Svezia, poi persa contro l’Elfsborg. Dalla loro storia è stato tratto anche il documentario “Assyriska: a national team without a nation”. Il loro giocatore più rappresentativo, il centrocampista Kennedy Bakircioglu, gioca attualmente nel Racing Santander.
Sempre dalla Svezia arriva la storia del FBK Balkan, club che nell’estate del 2009 ha iscritto a bilancio un entrata pari a 144mila euro proveniente nientemeno che dal Barcellona. Cosa lega alla società catalana questa piccola realtà calcistica proveniente dalle periferie di Malmö e caratterizzata da squadre che, alla luce dell’elevato numero di serbi, croati, montenegrini e bosniaci presenti in rosa, assomigliano ad una Jugoslavia in miniatura? La risposta si chiama Zlatan Ibrahimovic, il cui trasferimento dall’Inter al Barcellona ha garantito il pagamento della quota “proteggi-vivai” prevista dalla FIFA al FBK Balkan, il club che per primo ha formato calcisticamente l’attuale attaccante del Milan. La cui storia rimane un perfetto esempio di come il calcio possa rappresentare non solo un’occasione di riscatto sociale per un singolo individuo, ma anche il veicolo attraverso cui regalare un’identità ad un’intera comunità. Come ha fatto proprio quel ragazzo dal carattere difficile cresciuto in un prefabbricato in Commons Vag a Rosengård, il quartiere ad alto tasso di immigrazione e bassa percentuale di occupazione ai margini di Malmö.
A volte una squadra di calcio può rivelarsi il veicolo migliore per creare un’immagine positiva di una comunità di immigrati in un paese straniero. Per informazioni rivolgersi al Türkiyemspor di Berlino, club fondato nel 1978 con il nome di Kreuzberg Gençler Birliği (Associazione Giovanile di Kreuzberg) da un gruppo di immigrati turchi originari di Izmir, Smirne in italiano, insediatisi nel quartiere di Kreuzberg. Nel corso degli anni il Türkiyemspor ha intrapreso una proficua collaborazione con la Federcalcio tedesca promuovendo campagne contro il razzismo e le discriminazioni di vario genere, e favorendo la creazione nel paese di altre società calcistiche espressione di comunità di immigrati (le Migrantenvereins). Il Türkiyemspor è anche riuscito ad ottenere una modifica del regolamento sui limiti di stranieri presenti nelle rose dei club amatoriali. La Federcalcio ha infatti accettato di equiparare i giocatori discendenti da famiglie di immigrati di lungo corso privi di cittadinanza tedesca a quelli “regolari”, a patto che i primi dimostrino di aver militato per un determinato numero di anni in società calcistiche giovanili tedesche. Fino al 2008 anche la città di Amsterdam aveva il proprio Türkiyemspor, costretto però a chiudere i battenti per debiti ammontanti a oltre 100mila euro, cifra considerevole per una società amatoriale iscritta alla Hoofdklasse, la Serie C d’Olanda. A nulla è servito l’intervento del consolato di Turchia.
Un campionato che include Galatasaray, Benfica, Inter, Palermo e Verona. Accade nella Terza Lega svizzera, il sesto livello del campionato elvetico, il cui calcio dilettantistico pullula di club fondati da immigrati. La parte del leone la fanno gli italiani. Sono almeno sei le società con il nome Italia nella ragione sociale. Lontani da casa, ma con le radici ben salde. E’ la filosofia di Carlo Notaro, presidente dell’Ac Palermo Zurigo. “Siamo nati come centro di aggregazioni per emigranti siciliani e calabresi”, spiga Notaro, “ma oggi in squadra ci sono anche keniani, spagnoli, cingalesi. Abbiamo da poco inaugurato anche una sezione giovanile, perché per l’integrazione dei giovani non esiste niente di meglio del calcio”. La storia più bizzarra però è quella dell’Fc Juventinadi Wettingen, nel Canton Argovia. Fino al 1971 la società si chiamava Fc Inter in omaggio ai nerazzurri di Milano. A qualcuno però, tifoso juventino, il nome piaceva poco, ed ecco arrivare il cambio di nome. Dal momento però che tra i votanti era presente anche un simpatizzante della Fiorentina, fu necessario un compromesso: Fc Juventina. Un’altra Juventus, nata nella “Little Italy” di Zurigo, riuscì invece ad arrivare, dopo una fusione con un altro club locale, gli Young Fellows, fino alla serie cadetta elvetica; assolutamente esilarante fu una trasferta a Chiasso in cui i supporter locali furono apostrofati con un “terroni” da un autoctono zurighese-napoletano tifoso dell’YF Juventus.
Sita alle soglie della Lapponia finlandese, la città di Oulu è considerata la “Silicon Valley del Nord”, in quanto costituisce uno dei più avanzati centri di sviluppo, produzione e ricerca (nel campo delle telecomunicazioni, dell’elettronica, della biomedicina e della biotecnologia) di tutta Europa. Nel giro di una decina di anni sono stati creati migliaia di posti di lavoro. E’ stata questa la ragione che ha spinto Hicham Rochdi, oggi 41enne, a lasciare Marrakesh e muovere in Ostrobotnia. Dove la sua passione per il calcio lo ha portato a fondare, nel 2007, il Football Club International Oulu, squadra multiculturale che raccoglie immigrati iracheni, marocchini, somali, eritrei, ma anche un italiano. Dopo otto mesi di attesa legati a pratiche burocratiche per la registrazione della nuova società sportiva, la prima stagione in campo del Fc International Oulu si è subito chiusa con una promozione dal “Piiri Litto”, la sesta divisione finlandese. Rochdi è ambizioso. “Non ci interessa essere l’unico club finlandese totalmente composto da stranieri, ci interessa vincere. Possiamo arrivare sino alle soglie del professionismo, che in Finlandia equivale al Ykkonen, la seconda divisione. E per caricarci ci alleniamo al ritmo della musica”. Immigrant Song dei Led Zeppelin pare sia la canzone più gettonata.
fonte: Guerrin Sportivo

mercoledì 6 aprile 2011

Lampedusa Libera! Maroni Vattene!

di Garbat
La Gradinata Nord Genoana ha le idee chiare. Coreografia, i colori della squadra, in altro cuori e cori, lotta per i propri diritti e non si dimentica chi soffre. Genoa-Cagliari in una domenica in un paese sull’orlo di una crisi di nervi, perso al confine della decenza e della democrazia. Coste assaltate da profughi che scappano da guerre e crisi; profughi deportati che saltano le reti e scappano rivendicando il loro diritto alla fuga… ..ma è domenica e tutto torna normale… …forse.
Forse perchè Genova è un porto che di migrazioni e migranti ne ha visti e ne vede  tanti, forse perchè se si cammina per le strade del cento le mille voci hanno un solo dialetto e molte lignue, forse perchè Ventimiglia è ad un passo  o forse perchè allo stadio spesso ci si sente dentro a un centro di detenzione o come su di un isola abbandonata.
“LAMPEDUSA LIBERA! MARONI VATTENE! diventa non solo uno striscione, ma un atto di civiltà; la difesa di un diritto, la consapevolezza di essere sulla stessa sponda della crisi. Ma c’è di più.
L’altro srtiscione ” … ADESSO METTETE I TORNELLI IN MARE.. ” dà la precisa sensazione che ci troviamo difronte ad un evento epocale, ad un movimento inarrestabile.
A Genova questa volta la contestazione a Maroni e al governo non è stata più solo per la tessera tifoso ma anche per quella voglia di vivere e cambiare, che ti spinge a scapparere per inseguire la libertà. Genova per noi… …che siamo a Lampedusa …

martedì 5 aprile 2011

Tutti allo stadio per un calcio antirazzista contro la guerra e i respingimenti: welcome!

Accoglienza, libertà di movimento e diritto d'asilo europeo.


Oggi 2 Aprile, Giornata Nazionale contro la guerra, la squadra di calcio antirazzista La Paz, e tutte e tutti i suoi sostenitori, hanno dato vita a un presidio di solidarietà a coloro che scappando da guerre e dittature,  non vedono garantito il diritto di asilo.
La Paz! è una squadra di calcio composta da italiani, migranti e rifugiati politici, a testimonianza del fatto che l’accoglienza e l’integrazione sono possibili aldilà dei CIE, delle “isole-prigioni” e delle tendopoli militarizzate.
Il calcio di inizio della partita ha simbolicamente spezzato il “muro” di razzismo che simboleggia le frontiere che l’Europa ha posto selettivamente ai nostri fratelli e sorelle migranti.
L’evento di oggi è servito anche a lanciare la partenza della Carovana ”Uniti per la libertà” che partirà il 7 Aprile per raggiungere i campi profughi al confine tra Tunisia e Libia, a cui parteciperanno anche quattro attivisti dell’Associazione Ya Basta Parma, della Casa Cantoniera Autogestita e degli Studenti Autonomi in Movimento. 
I modi per contribuire alla carovana sono diversi:
Nella Casa Cantoniera Autogestita è stato allestito un punto di raccolta del materiale medico e di medicinali che verranno inviati nei campi profughi: da lunedì 4 aprile a partire dalle ore 19.30  in Via Mantova 24. Si possono consegnare anche farmaci aperti (purché specificati nella lista sottostante e chiaramente con foglietto illustrativo e non scaduti).
Si possono fare donazioni al C/C Banca Etica dell'Associazione Ya Basta! Marche IBAN IT41R05018028 0000 0000 112064, indicando come causale "Carovana Tunisia".

venerdì 1 aprile 2011

Giornata nazionale contro la guerra e i respingimenti

Appello Coordinamento 2 aprile
Le persone, le organizzazioni e le associazioni che in questi giorni hanno sentito la necessità,
attraverso appelli, prese di posizioni e promozione di iniziative, di levare la propria voce

Contro la guerra e la cultura della guerra
Per sostenere le rivoluzioni e le lotte per la libertà e la democrazia
dei popoli mediterranei e dei paesi arabi
Per l'accoglienza e la protezione dei profughi e dei migranti
Contro le dittature, i regimi, le occupazioni militari, le repressioni in corso
Per il disarmo, un'economia ed una società giusta e sostenibile

Chiedono

lo stop ai bombardamenti e il cessate il fuoco in Libia
per fermare la guerra, la repressione
ed aprire la strada a una soluzione politica coerentemente democratica.

IL 2 APRILE 2011 SARÀ UNA GRANDE GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE E DI PARTECIPAZIONE ATTIVA

A partire da quella data ci impegniamo a dar vita ad un percorso diffuso sul territorio di mobilitazioni, iniziative, informazione, assemblee, incontri e solidarietà con i movimenti dei paesi arabi.

Con questo appello invitiamo tutti a partecipare alla partita di calcio che la squadra di antirazzista La Paz! disputerà sabato pomeriggio alle 15 al campo sportivo di San Prospero, per sottolineare l’indignazione alla guerra in Libia, alla gestione degli sbarchi che si stanno susseguendo da giorni a Lampedusa, alla detenzione dei profughi nei CIE e nelle tendopoli militarizzate, che non sono altro che lager etnici. Siamo per il riconoscimento del diritto d’asilo per tutti i migranti che sono in fuga dalle guerre del Maghreb. Per costruire insieme un’Europa meticcia e accogliente, priva di confini, dove il diritto di circolazione e di cittadinanza sia la risposta alle politiche xenofobe e razziste dei governi.

Vi aspettiamo in tanti per sostenere La Paz ma soprattutto le nostre sorelle e i nostri fratelli in fuga dalla guerra.

Prime adesioni a Parma: Squadra di calcio antirazzista La Paz, Associazione Ya Basta!, Casa Cantoniera Autogestita, Studenti Autonomi in Movimento

Per aderire all’appello e per partecipare alla costruzione del presidio scrivi a spam_parma@yahoo.it