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giovedì 31 maggio 2012

Terremoto: subito una moratoria sui permessi di soggiorno


Il terremoto che in questi giorni ha colpito molti comuni emiliani non ha apparentemente fatto differenze. In realtà, come dimostrano le morti sul lavoro di tanti operai, sono stati colpiti soprattutto i lavoratori, senza distinzione. Per colpa della precarietà, che spinge a rischiare la vita pur di non essere licenziati, operai italiani e migranti erano al lavoro. Molti di loro sono rimasti senza una casa, spesso già fatiscente e insicura, in cui dormire e un luogo di lavoro dove guadagnarsi un salario. In questa strage di operai sono quattro i migranti che hanno pagato con la vita il loro lavoro e sono centinaia gli sfollati e i rimasti senza impiego.
In questa situazione, i migranti pagano un prezzo ancora più alto a causa delle leggi che regolano la loro permanenza in Italia. Nelle misure d’urgenza prese dal Governo non c’è nessuna attenzione per la particolare condizione che i migranti vivono in Italia a causa delle norme delle legge Bossi-Fini. Per queste ragioni, il Coordinamento Migranti Bologna e provincia chiede al Governo e a tutte le autorità competenti di agire subito affinché a tutte le migranti e ai migranti residenti nelle zone terremotate:
•Sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno, anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione.
•Sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso;
•Sia garantita un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno.
Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno, i migranti si troveranno a subire oltre agli effetti del terremoto quelli della politica e della burocrazia italiane a causa di una legge, la Bossi-Fini, che già subiscono quotidianamente.
Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno le lavoratrici e i lavoratori migranti rischiano di essere uguali a quelli italiani solo quando sacrificano la loro vita.
Solo una moratoria urgente sui permessi di soggiorno permetterà ai lavoratori e alle lavoratrici migranti di ricostruire la loro vita dopo il terremoto.
Coordinamento migranti Bologna e provincia
http://coordinamentomigranti.org
coo.migra.bo@gmai.com
3275782056

lunedì 28 maggio 2012


In manette Mauri, capitano
della Lazio. Indagato l'azzurro Criscito
tratto da "Il Manifesto"
La procura di Cremona stamattina è passata all'azione. Spiccati 19 provvedimenti. Finiscono in manette giocatori della serie A, mentre la polizia bussa anche alle porte de ritiro nazionale di Coverciano e peerquisisce la casa dell'allenatore della Juventus. Per l'ex giocatore della nazionale Beppe Signori si aggiunge la grave accusa di riciclagg.

Il gip della Procura di cremona Guido Salvini stamattina ha messo un punto alle indagini che stabnno facendo tremare il mondo del calcio epr l'ennesima volta in pochi anni, e spicca 19 avvisi di garanzia che riguardano anche giocatori della serie A e della nazionale.
 
Stamattina all'alba sono infatti finiti in manette il capitano della Lazio Stefano Mauri e l'ex giocatore del Genoa, oggi al Padova, Omar Milanetto. la cui fuoriuscita dal Genoa - di cui a lungo è stato un simbolo - non è peraltro mai stata chiarita.
 
Ma la polizia stamattina ha bussato anche alle prote del ritiro nazionale, e ha consegnato un avviso di garanzia per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva - reato contestato a tutti gli indagati - anche al difensore azzurro Antonio Criscito, accusato dagli inquirenti di aver partecipato nel 2011 a un summit in un ristorante di Genova nei giorni precedenti la partita Lazio-Genova a cui parteciparono anche Giuseppe Sculli,  un pregiudicato bosniaco e due dei maggiori esponenti degli ultrà del Genova. Per Sculli, ex calcaitore del Genoa, il pm aveva chiesto gli arresti incassando però il no del gip. 
 
Per l'allenatore della nazionale Stefano Prandelli l'avviso di garanzia per Criscito - anche se tecnicamente si tratta di una comunicvazione a difesa - è una bella gatta da pelare. Domani entro le 12 deve consegnare alla Uefa i nomi della squadra, e una comunicazione era attesa dalla stampa già stamattina a mezzogiorno. L'allenatore dovrà orta valutare l'opportunità di inserire in lizza un indagato, che certamente avrà altro per la testa senza contare che la sua situazione giudiziaria potrebbe precipitare da un momento all'altro. Intanto stamattina Criscito non è sceso in campo insieme ai compagni per il consueto allenamento.
 
Se le porte di coverciano rappresentano ovviamente un simbolo del acalcio "marcio", l'operazione di polizia ha bussato oggi anche ad altre autorevoli porte: quella dell'allenatore dlela Juventius Antonio Conte, anche lui indagato per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e aalla frode sportiva, e in due case - una a Finnes, in provincia di Aosta, e una a Verona - dell'ex attaccante del Chievo Pellissier. Sono state sequestrate pennette usb, computer, ipad, che ora saranno scandagliati dagli inquirenti alla ricerca di qualche prova.
 
"La reazione di Conte è quella di una persona completamente estranea e fortemente determinata a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati", ha voluto precisare l'avvocato dell'allenatore della Juve, Antonio De Rencis.
 
L'inchiesta aveva già coinvolto un altro "volto noto" del calcio, come l'ex campione Beppe Signori, per il quale la situazione si fa sempre più fosca: per lui, infatti, ha preso forma la grave accusa di riciclaggio in concorso con l'ex calciatore Luigi Sartor, un suo amico, Luca Burini, e il suo commercialista Daniele Ragone. Questi ultimi due sono stati posti agli arresti domiciliari. L'accusa riguarda della movimentazione di denaro, attraverso una società panamense, proveniente dalle scommesse. Signori e Sartor rimangono a piede libero in quanto erano già stati arrestati nella prima tranche dell'inchiesta.

martedì 22 maggio 2012


C'è ancora molto da “F.A.R.E.”


Scritto da Roberto Terra   

Venerdi 4 e sabato 5 Maggio, a Roma, ospitati negli sfarzosi spazi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è svolta la Conferenza 2012 della rete F.A.R.E (football against raacism in Europe).

Vi erano presenti circa 200 delegati a rappresentanza di praticamente tutti i paesi europei, ognuno con la propria specificità di lavoro nel campo dell’antirazzismo e dell’integrazione, da osservatori sui diritti dei migranti, a rappresentanti del mondo LGBTQ, ma anche Rom, Islamici, con molta attenzione ai problemi di inclusione della donna islamica nella pratica sportiva, e tante piccole associazioni, polisportive, squadre e tifoserie, che, tutti i giorni lottano e lavorano nel campo dell’antirazzismo e che hanno fatto della lotta alle discriminazioni nel calcio, un requisito fondamentale della propria attività.

Il titolo della conferenza “Game changer”, sleng inglese traducibile come diamo una svolta al gioco, invertiamo la tendenza in maniera repentina e risolutiva, sembra un ottimo proposito in un mondo del calcio che, sappiamo bene, oggi più che mai deve essere in grado di affrontare seriamente il problema delle discriminazioni, a tutti i livelli.

Questa due giorni segna anche il l’inizio della trasformazione della rete F.A.R.E. in vera e propria organizzazione, laddove il lavoro di rete andava esaurendosi è stato ritenuto necessario il tentativo di strutturarsi maggiormente per continuare il lavoro intrapreso ormai nel lontano 1999.

A fare gli onori di casa, in apertura della due giorni, è stato il presidente della FIGC Giancarlo Abete, subito incalzato dai rappresentanti della campagna “Gioco anch’io”, sulla questione dell’accessibilità allo sport da parte dei migranti, specialmente quelli di seconda generazione. Ovviamente, oltre il palese imbarazzo, è partito il semplice scarica barile sulla così detta “legge Bossi-Fini” che a suo dire vincola la federazione a fare determinate scelte, per quanto, poi, in Italia, l’esperienza della UISP ci insegna come senza violar alcuna legge, è possibile far partecipare i migranti alle competizioni sportive.

Tra i vari workshop, sicuramente da segnalare è stato quello tenuto da John Amaechi, giocatore NBA, con esperienza anche nel campionato italiano (Virtus Bologna), primo atleta affiliato all’NBA fare coming out. Da lui è venuto sicuramente il ragionamento più reale su come viene affrontata per la maggiore, la lotta alle discriminazioni nello sport, che troppo spesso, si limitano a brevi e inutili spot televisivi o banali foto di giocatori multietnici che si abbracciano , quando, invece, il cambiamento deve assolutamente partire dagli atteggiamenti degli atleti e delle società ad ogni livello di pratica, attraverso campagne educative, progetti ed iniziative che mirino al cambiamento dei comportamenti delle persone che praticano sport. La schiettezza e la serietà di Amaechi, hanno fatto si che probabilmente, questa discussione sia stata la più reale e apprezzabile della due giorni.

Successivamente si sono svolti altri workshops, che entravano più nel vivo delle questioni e soprattutto davano voce alle associazioni e alle reti che si impegnano per combattere le discriminazioni. Il primo era intitolato "Lavoro con le minoranze". Lou Englefield di "Pride Sports" ha spiegato come gli atleti LGBTQ tendano a nascondersi e hanno creato un campionato a parte, perchè è ancora molto forte la discriminazione nei loro confronti. E’ stato citato l'esempio della Gran Bretagna, paese tra i più tolleranti, dove il 40% degli atleti LGBTQ sono stati aggrediti fisicamente. E' stato dato spazio poi alle rappresentanti di "Muslim Youth of Austria", dove sono emerse le difficoltà a praticare sport per i musulmani e in modo particolare per le donne. Attraverso delle embematiche foto è stato mostrato come ad esempio l’abituarsi all'abbigliamento sportivo diverso sia il primo step verso l’accettazione. La relazione della FAGIC,associazione che lavora con i gitani in Catalogna, ha evidenziato come il calcio possa essere un'opportunità di inclusione per questa categoria di persone fortemente escluse dal resto della società ma che il calcio può essere uno dei grimaldelli per abbattere il muro che li separa dal resto delle comunità in cui vivono, sono in corso degli esperimenti confortanti con l’FC Barcellona.

La giornata di sabato è stata aperta con la relazione di presentazione dei Mondiali Antirazzisti, che si svolgeranno anche quest'anno a Bosco Albergati (Castelfranco Emilia, Modena) dal 4 al’l 8 luglio .

Subito dopo è stata presentata la campagna "Respect" della Uefa per gli europei di Polonia ed Ucraina. Sarà principalmente una campagna comunicativa che si svolgerà attraverso la lettura di un messaggio contro il razzismo durante le semifinali e la diffusione di uno spot televisivo incentrato sul gesto dello scambio della maglietta nelle altre partite, stranamente, per la finale, non è previsto nulla. Il workshop dedicato a Euro 2012 è stato importante, perché pone la criticità su come ci si troverà in un territorio al momento indietro nell’affrontare questo genere di tematiche. Rafal Pankowski di Never Again, organizzazione polacca, ha spiegato che in Polonia ed Ucraina verranno organizzate delle "inclusive zone" e verrà attuato un monitoraggio sull'esposizione di simbologia neonazista durante tutte le partite degli Europei. Pavel Klymenko di Football Against Prejudices Ucraina ha fatto un quadro un po' inquietante delle realtà hooligans ucraine, al 90% legate a formazioni di estrema destra che effettuano propaganda politica esplicita all'interno degli stadi con un'impostazione paramilitare fatta aggressioni fisiche nei confronti degli antirazzisti e delle minoranze.

Insomma, un Europeo che si svolgerà in territorio poco fertile, se non addirittura ostile alle tematiche dell’antirazzismo, e nel quale, al momento, la rete F.A.R.E. appare piuttosto impreparata se non addirittura svogliata per affrontare in maniera convinta ed efficace la competizione.

Ci sono stati altri due workshop, uno sul problema della leadership delle donne nel mondo dello sport, praticamente inesistente se si escludono esempi come Karen Espelund nella Uefa ed Evelina Georgiades, ex presidentessa del Comitato Olimpico di Cipro.In più è stato sottolineato come la Carta dei diritti delle donne nello Sport abbia ancora una scarsa applicazione concreta, nonostante sia stata approvata nel 1985. L'ultimo workshop,invece,ha affrontato il tema del ruolo che gli atleti hanno o possono avere all’interno della società, ossia se possono essere ritenuti modelli di riferimento e, se lo sono, come potrebbero condizionare e cambiare alcuni modelli di comportamento: a tal proposito, interessante la relazione di Matteo Marani, giornalista del Guerin Sportivo, che ha spiegato come ormai il giornalismo sportivo non parla più di sport e che il calcio è raccontato come un qualsiasi fenomeno di spettacolo. Il ruolo quindi degli atleti, oggi,crea modelli di riferimento distorti nella società.

Da questa due giorni di dibattiti si può evincere come, nonostante la rete F.A.R.E vanti una certa anzianità, pare che la discussione sia solo agli albori, e di come, senza il lavoro territoriale di singole persone o associazioni, probabilmente saremmo ancora più indietro.

Si conferma, ancora una volta,che le spinte verso l’antirazzismo e la lotta alle discriminazioni siano più efficaci quando provengono dal basso e dal lavoro quotidiano sui territori rispetto alle reti sovranazionali, forse troppo attente a lavorare con partner istituzionali e ancora non abbastanza strutturate da poter dare un più largo respiro agli input che provengono dalla sua base. Questa rete, una volta organizzatasi, potrebbe veramente raggiungere importanti obbiettivi, ma c’è ancora tanto lavoro da fare e specialmente c’è bisogno di un netto distacco pratico dalla Uefa, che deve essere più interlocutore che partner, altrimenti, anche questo laboratorio rischia di divenire un meeting annuale in cui si raccontano esperienze e dove si predicano buoni propositi, ma senza mettere in pratica trasformazioni reali della società in cui l’approccio, i comportamenti,i modelli degli atleti e dei tifosi si avvicini a quei valori di uguaglianza,sana competizione e rispetto di cui lo sport oggi ha bisogno.

Farina dove sei?!



Cronaca di un surreale Padova-Gubbio
Cento anni dalla nascita di Nereo Rocco, il Paròn; la presenza di Sandreani figlio tra le file del Gubbio, che riporta alla memoria dei tifosi l'ultima promozione in serie A, con alla guida il padre del centrocampista eugubino.
Sono questi alcuni degli ingredienti di un pomeriggio che il Padova a inizio stagione sperava di disputare trovandosi in un'altra posizione di classifica. Padova il quale ha disputato un magnifico campionato, fino a un certo punto. Fino a quando non si è ricominciato seriamente a parlare di calcioscommesse, dopo le convocazioni delle diverse procure:CremonaBari e Napoli. Naturalmente nessuno in società confermerebbe questa idea. Sia solo una coincidenza? E, tanto per aggiungere un altro ingrediente al pomeriggio, ecco che tra gli umbri figurerebbe il terzino Farina. Il giocatore che ha detto di no alla possibilità di guadagni facili. E che, bisogna pure dire, da quel giorno ha trovato meno spazio in campionato. Anzi, praticamente non ha più giocato. La posizione in classifica è quella che è, eppure. E con la sconfitta di oggi, infatti, finisce l'avventura cadetta della squadra guidata da Apolloni.
Il Padova invece spera ancora di agganciare il treno dei play off. Ma quella che si respira all'Euganeo non è aria di ultima spiaggia, ma da spiaggia soltanto.Ventotto gradi e un clima che consiglia una gita, e i grandi vuoti sulle tribune lo testimoniano.
E' una settimana difficile per i bianco-scudati. Sono arrivati i primi deferimenti e sono uscite diverse notizie che hanno di sicuro contribuito a minare un ambiente che è sempre più in fibrillazione. Cestaro, che “schifato di questo mondo”, come ha detto lui, vorrebbe lasciare la mano. Ma non è facile disfarsi di una società senza allo stesso tempo subire un contraccolpo economico. C'è anche questo da valutare, oltre il fatto che non è la prima volta che l'imprenditore vicentino paventa la possibilità di lasciare.
La partita. Con un orecchio si attendono notizie dagli altri campi e con l'altra si guarda al campo. Le occasioni migliori le ha il Gubbio che non sembra volere affondare il colpo. Dieci minuti e si sente già qualche fischio giungere dagli spalti. E l'obiettivo è sempre e solo l'allenatore Dal Canto. Poi al minuto 17 il lampo di Schiavi. Un gran goal al volo servito su un calcio di punizione laterale di Bentivoglio, l'ex del Bari anche lui chiacchierato per le scommesse e non solo. Subito ilGubbio può pareggiare ma sciupa due occasioni. Si vedono tantissimi errori, la partita è brutta. Il secondo tempo è più aperto. Gli errori aumentano ma almeno si vede un altro gran goal. Propiziato da un errore, certo, ma che goal Caciache beffa con un pallonetto la difesa degli eugubini. Tutto il resto è noia. Ma proprio noia.
In realtà il pensiero di tutti è rivolto a cosa può accadere dopo le sentenze del giudice sportivo. Ma manca ancora parecchio, e con i deferimenti siamo ancora all'inizio.
Intanto la partita si trascina fino alla fine, e appena arrivano i risultati delle dirette avversarie, si capisce che non ce n'è più. E tutti a chiedersi perchè la squadra, allestita per salire in A, abbia fallito l'obiettivo. E poi quei quattro giocatori acquistati che sono invischiati in questa brutta storia (MilanettoBentivoglioRuopolo e Italiano che però è già al Padova da un anno). Mentre si fanno già queste considerazioni, arriva il terzo, anche questo un gran goal, di Cutolo.
Una sparuta parte di pubblico ancora se la prende ingiustamente con Dal Canto per il sogno svanito che solo la matematica tiene ancora vivo.
E arriviamo al momento della conferenza stampa. Arriva mister Dal Canto. Solita raffica di domande sulle scelte fatte oggi e in generale lungo il corso dell'anno. Nessun riferimento alle indiscrezioni fuori uscite in questi giorni, e i deferimenti. Decido di farmi avanti e chiedo, senza tanti giri di parole, se la questione, che coincide proprio con il calo della squadra (!!!), abbia influito sull'ambiente, sull'atmosfera e sulla tranquillità dei giocatori. “A questo preferisco non rispondere” ribatte Dal Canto. Che è uno schietto, uno che non fa tanti giri di parole. E che è ingiustamente sulla graticola a Padova. Ma proprio questo non avere voluto spiegare è vero che forse ha protetto la squadra, ma non lui. Che si è visto costretto a rinunciare a quelli che avrebbero dovuto i punti di forza della squadra. Così ci provo con Cestaro, il presidente, che invece è tanto amato dalla tifoseria. Lo incalzo facendogli notare che va bene non spiegare, ma se poi è la stessa società che mette a disposizione gli avvocati difensori per i giocatori sotto inchiesta, la faccenda diventa poco chiara. Perchè facendo questa scelta si prende una posizione netta. Cestaro fa una differenza tra il caso diItaliano e quello di Ruopolo. E una sua battuta fa intuire che quest'ultimo ha una posizione nettamente differente dall'ex giocatore del Verona. Nessun accenno a Milanetto, che è come se fosse scomparso, nessuno lo nomina più.
Un po' come l'eroe Farina. Mestamente in tribuna.
Ma non bisognava proteggerlo e non lasciarlo solo, questo ragazzo che ha deciso di non piegarsi a ricatti e altre oscenità?

giovedì 3 maggio 2012

Rimini - Torneo di calcetto antirazzista - Chi ama il calcio odia il razzismo!

Continuiamo a supportare la Campagna per il #dirittodiscelta e a diffondere e promuovere anche nella nostra città la Campagna "Gioco anch'io"

27 / 4 / 2012
Campo sportivo Dlf Rimini via Roma (dietro al Cinema Settebello)
Domenica 6 maggio 2012
dalle ore 14.30 saluti di benvenuto a seguire avvio del torneo
E' con questo spirito che domenica 6 Maggio Riminesi Globali contro il Razzismo e l'associazione Rumori sinistri di Rimini promuoveranno una giornata di sport, calcio e socialità presso il campo del DLF dietro il cinema Settebello.
Una giornata per riaffermare con forza la necessità del rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari a tutti i migranti e le migranti provenienti dalla Libia ma anche per diffondere un altra cultura dello sport e del calcio nella società e nel nostro territorio. C'è, infatti, uno stretto rapporto tra come viviamo la società e gli effetti di questa crisi e la pratica sportiva.
Per queste ragioni promuovere uno sport autorganizzato, popolare e antirazzista è oggi più che mai necessario in una società paralizzata dalla paura del “diverso”, dall'individualismo, dalla shock economy.
Ecco perché abbiamo pensato ad una giornata come quella di Domenica 6 maggio che vogliamo condividere, in particolare, con i e le migranti provenienti dalla Libia, che hanno vissuto la guerra, i bombardamenti, i rastrellamenti e lo sfruttamento sulla loro pelle e che sono ora presenti nel nostro territorio ma con un futuro sempre più incerto e con l'impossibilità di vivere una vita degna anche a causa della zona d'ombra del diritto che si è creata intorno al nodo del rilascio di un permesso di soggiorno.
Dopo la raccolta firme con la Maratona per la Campagna per il #dirittodiscelta avvenuta fra l'11 e il 14 aprile e l'approvazione dell'ODG in consiglio comunale a sostegno della stessa, attraverso il quale il Comune di Rimini solleciti (insieme anche ad altre realtà istituzionali nazionali) il Ministro dell'Interno, per il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario per tutti i e le migranti provenienti dalla Libia, vogliamo proseguire questo percorso con una giornata come quella di Domenica 6 maggio, dal titolo “Chi ama lo sport, odia il razzismo” per continuare a supportare la Campagna per il #dirittodiscelta e a diffondere e promuovere anche a Rimini la Campagna Gioco anch'io.
Promuovono: Ass. Rumori sinistri – Riminesi Globali contro il razzismo
In collaborazione con Progetto Melting Pot e Campagna Gioco anch'io
Durante la giornata banchetti, merenda solidale, birra...