Ho conosciuto Mohamed al Cairo questa estate, nei giorni in cui
piazza Tahrir era stata nuovamente occupata. Le interviste a Mohamed
e ad altri giovani rivoluzionari sono comparse su Global Project
nell'articolo “La libertà è tutto – Racconti della rivoluzione
egiziana”. Venerdì scorso ho sentito Mohamed su Skype per un
aggiornamento sulla situazione politica, che ha visto un'esplosiva
accelerazione a partire dalla manifestazione di venerdì 18 contro lo
SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate), al potere dal giorno
delle dimissioni di Mubarak. La repressione delle ultime proteste da
parte dello SCAF ha causato almeno 42 morti.
I motivi per odiare lo SCAF e i suoi tentativi di mantenere il
vecchio regime sotto una sottile patina rivoluzionaria non ci sono
mai mancati. Prima di tutto il loro costante rifiuto di riformare il
Ministero degli Interni, che ha continuato indisturbato con la
brutalità, le torture e le altre violazioni dei diritti a cui
eravamo abituati prima della rivoluzione. E i tribunali militari, che
hanno processato circa 12.000 civili dalle dimissioni di Mubarak a
oggi. Ma purtroppo, gli unici che facevano qualcosa in merito erano
gli attivisti stessi, anche perché loro ne erano le prime vittime.
Neanche il massacro di cristiani davanti alla torre televisiva
Maspiro ha potuto a smuovere la situazione. L'intesa tra esercito e
islamisti sembrava aver soffocato il processo rivoluzionario. Il
regime li aveva inclusi nel proprio blocco nel tentativo di
preservarsi, difendendosi dall'attacco sferrato questa estate da
liberali e sinistra.
Ma esercito e islamisti hanno a loro volta interessi contrastanti.
Gli islamisti sono certi di avere la maggioranza dalla loro e quindi
vogliono che le istituzioni democraticamente elette abbiano pieni
poteri. Lo SCAF, dal canto suo, vuole mantenere il proprio potere al
di fuori del controllo democratico, in modo da conservare i propri
privilegi e impedire molti cambiamenti reali. A tal fine aveva
proposto dei “principi sovracostituzionali” oltremodo ambigui,
che toglievano alle istituzioni democratiche il diritto di
influenzare il budget dell'esercito e mettevano lo SCAF al di sopra
della costituzione, dandogli, secondo una possibile interpretazione,
un'onnipotente facoltà di veto. Inoltre le elezioni presidenziali, e
quindi il trasferimento del potere dai militari ai civili, erano
previste per l'inizio del 2013. Considera che quando avevano preso il
potere, avevano promesso che se ne sarebbero andati nel giro di sei
mesi. La proposta prevedeva addirittura che dei 100 membri
dell'assemblea costituzionale, 20 sarebbero stati incaricati dal
parlamento democraticamente eletto e 80 nominati dallo SCAF! Noi ce
lo aspettavamo, ma era troppo anche per gli islamisti. La crisi
dell'alleanza conservatrice ha aperto nuovi spazi di manovra per la
rivoluzione.
Gli islamisti convocarono una manifestazione contro i principi
sovracostituzionali in piazza Tahrir per venerdì 18. La
manifestazione del 29 luglio con lo stesso obiettivo di facciata si
era rivelata essere un attacco ai liberali e la sinistra che
occupavano la piazza, ma questa è stata autenticamente una protesta
contro lo SCAF ed ha avuto un'altissima partecipazione.
Dopo la manifestazione gli islamisti si ritirarono dalla piazza,
rimase solo un piccolo sit-in di feriti della rivoluzione che
chiedevano i risarcimenti promessi e mai arrivati. Come al solito,
sabato la polizia arrivò e disperse brutalmente il sit-in,
bastonando senza pietà i manifestanti. Ormai è ordinaria
amministrazione, quando vidi la notizia in tv non mi resi conto di
quel che stava per succedere. Ma i video finirono immediatamente su
YouTube, e nel clima di montante frustrazione dei giorni precedenti,
la scintilla appiccò l'incendio. Centinaia e poi migliaia di
rivoltosi si riversarono in piazza. C'erano ancora degli islamisti,
ma a questo punto la presenza più forte erano liberali e sinistra.
Gli scontri cominciarono subito. Secondo i manifestanti, la polizia
attaccò per sgomberarli dalla piazza. Secondo la polizia, i
manifestanti stavano tentando di piombare sul Ministero degli Interni
che sta poco lontano, alla fine di via Mohamed Mahmoud. Probabilmente
dicono entrambi la verità. Durante la rivoluzione era stato
impossibile conquistare il Ministero a causa dei cecchini, ed è un
peccato, perché il Ministero non è altro che la spada della
controrivoluzione. Dei video provano che c'erano cecchini sul tetto
anche questa volta. I primi caduti furono uccisi già nella notte di
sabato.
Domenica la polizia militare riuscì a sgomberare la piazza, ma nel
pomeriggio arrivò ancora più gente e riuscì a riprenderla. Mi
sorprendo ancora di come sia stato possibile, la piazza era stata
davvero militarizzata, polizia dappertutto. Penso che i video del
secondo sgombero abbiano attirato ancora più giovani, anche quelli
meno militanti. C'è un video in cui la polizia trascina il cadavere
di un ragazzo e lo butta in mezzo alla spazzatura.
Io fuori Cairo, arrivai domenica pomeriggio e mi unii agli scontri in
Mohamed Mahmoud. La scena era surreale. La strada è piuttosto
stretta, i lampioni spenti, fumo ovunque. I bagliori delle esplosioni
illuminavano le bandiere rosse dei socialisti rivoluzionari che erano
in prima linea. E i salafiti in tunica con le maschere antigas sopra
alle barbone fanno uno strano effetto.
La polizia sparava proiettili di gomma e pallini, miravano agli
occhi. Il giovane dentista Ahmed Harara aveva già perso l'occhio
destro durante l'insurrezione del 25 gennaio, sabato perse il
sinistro. Aly [altro intervistato di “La libertà è tutto”] si
prese un proiettile di gomma sulla guancia. Molti ragazzi hanno perso
un occhio. Secondo i medici dell'ospedale da campo della piazza,
alcuni morti furono raggiunti da proiettili veri e propri.
I rivoltosi rispondevano con una fitta sassaiola e gran lanci di
molotov. I più forti di tutti erano gli ultras, sia del Zamalek che
di Al Ahly. Partivano in formazione urlando slogan e lanciavano
molotov tutti contemporaneamente. Ci stiamo godendo questo momento,
bello.
Nel frattempo lo SCAF negava che si stesse usando violenza alcuna in
piazza Tahrir, credo che in un comunicato abbiano anche dichiarato di
non aver usato lacrimogeni, quando circolavano ovunque video che
mostravano benissimo quel che stava succedendo. I nuovi lacrimogeni
sono terribili. Sono uno dei regalini che riceviamo dagli Stati
Uniti, assieme ai due miliardi di dollari all'anno all'esercito
egiziano. In pratica è una strategia per mantenere stabili le
relazioni con Israele. Durante la rivoluzione usavamo aceto e Pepsi
per alleviare gli effetti del gas, ora non fanno nessuna differenza.
Usiamo tutti maschere antigas, ne ho comprate un paio anch'io. Il gas
resta nell'aria per ore, è una rottura di cazzo mondiale. Alcuni
sono morti solo per averne respirato troppo. A un certo punto
sommersero di lacrimogeni l'ospedale da campo, uccidendo una
dottoressa.
Gli scontri durarono ininterrottamente per circa 29 ore. Lunedì fu
raggiunta una tregua. I manifestanti potevano restare in piazza, ma
non dovevano avvicinarsi al Ministero. La tregua venne violata dalla
polizia quella sera stessa in un maldestro tentativo di sgomberare la
piazza a tradimento, e tutto ricominciò da capo. Fu convocata una
grande manifestazione per martedì, ma i Fratelli Musulmani,
rassicurati dalle concessioni dello SCAF, rifiutarono di appoggiarla.
Nonostante questo, credo ci fossero quasi mezzo milione di persone.
La base dei Fratelli Musulmani rimase scandalizzata dalla decisione
del partito. Molti giovani ne sono usciti, altri vennero in piazza
nonostante il “non expedit”. Gli scontri continuarono durante la
manifestazione stessa e si intensificarono mercoledì. Mercoledì
c'era tanto gas nell'aria che era dura semplicemente stare nella
piazza e respirare. Giovedì si instaurò una tregua duratura, la
piazza resta nostra.
Martedì sera arrivò il discorso di Tantawi, il leader dello SCAF.
Quando fu chiaro che lo SCAF non avrebbe passato immediatamente i
pieni poteri a un governo civile, la piazza reagì come ai tempi di
Mubarak, alzando le scarpe in aria in segno di spregio. Lo Scaf
anticipava le presidenziali al 2012 e rinunciava a principi
sovracostituzionali, quel che volevano i Fratelli Musulmani. Inoltre
avrebbe usato i tribunali militari sono per casi eccezionali. Ma
nelle loro mani “eccezionale” è un concetto assai ambiguo, non
vuol dire niente. Hanno anche accettato le dimissioni del governo e
incaricato Ganzouri di formarne uno nuovo. Ganzouri è un vecchietto
che fu primo ministro durante il regime di Mubarak, un altro
burattino dello SCAF.
Non credo che lo SCAF si dimetterà facilmente. Abbiamo la piazza e
ci sono state rivolte in varie parti del paese, ma non c'è stata
quell'ondata di scioperi che aveva bloccato il paese durante la
rivoluzione. Lo SCAF ha il potere delle armi, e non vuole fare la
fine di Mubarak. Molta gente chiude gli occhi davanti all'evidenza e
rifiuta di credere che l'esercito sia controrivoluzionario. Il
nazionalismo è molto diffuso tra gli operai e l'esercito rappresenta
la patria, soprattutto dopo la guerra del '73 contro Israele.
Come al solito lo SCAF inventa storie secondo cui l'esercito ha
ragione e i rivoluzionari pure, ma c'è un complotto da parte di
terzi che amano sparare sulla folla per far ricadere la colpa sulle
forze dell'ordine. Poi dicono che stanno avviando delle indagini per
assicurare i colpevoli alla giustizia. Prima ci ammazzano e poi
dicono che vogliono proteggerci.
Tra gli attivisti c'è un gran dibattito per capire se sia il caso di
boicottare le elezioni o meno. Il parlamento non avrà nessun potere
reale, almeno per il momento. Sarà solo uno strumento utile allo
SCAF per autolegittimarsi. Le elezioni saranno un duro colpo alla
lotta per una democrazia libera dal controllo dell'esercito. Inoltre
lo SCAF è incaricato di garantire la correttezza del processo
elettorale, e ha già dato prova di quale sia la sua buona fede. Io
voterò perché il boicottaggio non farà nessuna differenza, a parte
riempire il parlamento, e quindi l'assemblea costituzionale, di
islamisti ed ex membri del partito di Mubarak. Ma al momento le vere
riforme possono venire solo dalla piazza.
Tratto da: Globalproject.info
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