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sabato 3 settembre 2011

L’allenatore col manganello


di Mauro Valeri
Pochi mesi fa, alla notizia che Paolo Di Canio potesse diventare allenatore del lo Swidon Town (League Two, la quarta divisione inglese), avevamo avanzato la speranza che tale ipotesi naufragasse. Nonostante alcune critiche giunte anche dalla stessa Inghilterra, alla fine Di Canio era stato ingaggiato, accompagnato dal beneplacito di alcuni giornalisti sportivi, che continuavano a esaltarne un suo lontano gesto di fair play, dimenticando invece altri comportamenti assai scorretti tenuti dal calciatore, in campo e fuori. Il nostro veto era sia “politico”, sia tecnico. Il calcio “fascista” ha poco a che fare con la cultura sportiva. Ora la storia sembra darci ragione. Non solo Di Canio ha dimostrato di essere un pessimo allenatore (nelle prime cinque partite, tra Coppa e campionato, ha rimediato cinque sonore sconfitte), ma nell’ultima gara contro il Southampton ha anche dimostrato quanto sia ormai sbiadito quel tanto declamato gesto di fair play e quanto sia più in continuità con comportamenti da vero “fascista”. Ecco i fatti, avvalorati anche da un video amatoriale da tutti visionabile. Di Canio ha qualcosa da dire ad un suo giocatore, Leon Clarke (casualmente nero di pelle), e lo invita negli spogliatoi strattonandolo per la maglietta. Clarke non si fida (forse conosce il passato e il presente del suo coach?); così blocca i piedi e toglie la manaccia che Di Canio, “amorevolmente”, gli aveva messo dietro il collo per meglio spintonarlo. La scena ricorda un po’ i rastrellamenti polizieschi, se non fosse che Clarke è in divisa sportiva e Di Canio con giacca e cravatta stile fair play. Comunque sono scene mai viste su di un campo di calcio professionista. In genere, ad un allenatore viene richiesto di utilizzare un certo carisma e non certo il manganello. Con le buone e, soprattutto, con le cattive, Clarke viene accompagnato nel tunnel e da lì nello spogliatoio. Qui le immagini del video si fanno meno chiare, ma si capisce che Di Canio mette ancora le mani addosso a Clarke, il quale si trattiene per rispetto dei ruoli o perché una scena simile non gli era mai capitata nella sua pur lunga esperienza professionistica. Urla e spintoni come una vera aggressione. Poi il video si chiude. Difficile sapere cosa sia realmente accaduto in quello spogliatoio. Più prevedibile è ipotizzare cosa accadrà nei prossimi giorni. Di sicuro la carriera da allenatore di Di Canio sembra ormai chiusa, almeno con lo Swidon Town. Ma c’è quasi la certezza, che già avevamo espresso, che presto lo rivedremo negli studi televisivi italiani come esperto commentatore calcistico (esperto di che?), perché si sa che in Italia questi precedenti sono considerati al pari delle sciocchezzuole. Oggi chiedere al circo calcistico una maggiore coerenza con quella che è la cultura sportiva sembra davvero troppo. Anzi, temiamo che tra FIGC e giornalisti “sportivi” qualcuno avanzi anche l’interpretazione che si sia trattato di un episodio di disdicevole “resistenza ad allenatore italiano”, richiedendo l’arresto del nero Clarke e proponendo il prode Di Canio come l’allenatore della Nazionale “davvero” italiana.

tratto da: Sport alla rovescia

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