![]()
o una formalità,
non ricordo più bene:
una formalità...
C.C.C.P., Io sto bene
Non ho sfidato - bambino - il sole dei pomeriggi d'estate giocando a calcio nei giardini vicino a casa di mia nonna, e non mi sono preso - adulto - la pioggia e la neve che spesso accompagnano le partite dei tornei di calcetto a gennaio, e non ho fatto il bagno nella fontana della Stazione per festeggiare la vittoria ai Mondiali, e non ho guardato cento volte il Maradona di Kusturica, perché un centinaio? un migliaio? un intero sistema? di stronzi mi portasse via il gioco più bello.
Da piccolo ero "gobbo". Ebbene sì, juventino: proprio quando il riccioluto Vialli
![]()
E mi ricordo una, una sola voce levarsi contro tutto quello schifo, di cui la Juve era solo il caso più emblematico. Una sola voce era dalla mia parte - bambino che giocava, e guardava le partite in tv, e ci credeva fermamente, e non poteva ancora capire. Era una voce sommessa, riscaldata dal fumo di mille sigarette, con un inconfondibile accento mitteleuropeo. Una voce che danzava abilmente col silenzio in lunghe, "celentanesche" pause: Il calcio deve uscire dalle farmacie, nel nostro ambiente girano troppi farmaci (..). La grande popolarità che ha il calcio nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza, in ogni angolo del mondo, c'è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi, diceva. E poi: Il calcio, oggi, è sempre più un'industria e sempre meno un gioco. E ancora: Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente, parole davvero inaudite, in un calcio sempre più stuprato dal capitalismo, sfregiato dalla mafia, e pronto a genuflettersi di fronte ai "sedicenti vincenti".
Era la voce di Zdenek Zeman.
... come decidere di radersi i capelli,
di eliminare il caffè, le sigarette,
di farla finita con qualcuno o qualcosa,
una formalità...
C.C.C.P., Io sto bene
Zeman è tornato in questi giorni sulla panchina della Roma, dopo che ne era stato cacciato nel 1999, proprio quando il suo scontro con il "Sistema" era giunto al culmine, e c'era più di un sospetto sulla causa di una serie di errori arbitrali che avevano sistematicamente penalizzato la sua squadra.
![]()
Nei 13 anni intercorsi un susseguirsi di ingaggi ed esoneri, soprattutto in serie B e in piazze di importanza secondaria. Perché?
Molti dei giornalisti sportivi - che oggi esaltano il ritorno di Zeman alla Roma, nella speranza che questo basti a ridare credibilità al sistema che per anni li ha lautamente sfamati, e che hanno contribuito generosamente a distruggere - sostengono che il lungo purgatorio sia stato dovuto alle prese di posizione anti-sistema di Zeman, che ne hanno fatto un personaggio scomodo, un rischio troppo grosso da correre per un grande club. Questo è senz'altro vero, ma forse non è tutto. Nel 2006 lo scandalo Calciopoli ha spazzato via i più acerrimi nemici di Zeman, eppure sono passati altri sei anni prima che potesse tornare nel calcio che conta. C'è qualcosa di più profondo sotto...
... una formalità,
o una questione di qualità?
C.C.C.P., Io sto bene
A partire almeno dagli anni '70, due opposte filosofie di gioco si sono sfidate sui campi di calcio. Tanti e diversi ne sono stati gli interpreti, più o meno fedeli. Molteplici sono state le digressioni, le variazioni sul tema, le contaminazioni. Un po' come se parlassimo di generi musicali, per capirsi.
Esse possono essere sintetizzate in molti modi diversi, ma credo che uno dei più semplici, e dei più efficaci, sia il seguente: c'è chi punta a vincere subendo un goal in meno dell'avversario, e chi punta a vincere segnandone uno in più. Molto grossolanamente e impropriamente, potremmo indicare la prima come la scuola del "catenaccio e contropiede", la seconda come la scuola del "calcio totale". Entrambe le filosofie di gioco si sono enormemente evolute rispetto agli anni '70, ed oggi spesso viaggiano sotto mentite spoglie, assumono forme ibride difficilmente riconducibili all'archetipo. Ma talvolta si ripropongono con una scintillante purezza.
![]() ![]()
Essa si caratterizza per una ricerca spiccata del possesso palla, spesso anche del pressing a tutto campo, da un atteggiamento tattico estremamente votato all'attacco, nel tentativo di schiacciare l'avversario nella propria metà campo, di segnare il maggior numero di goal possibili e, punto fondamentale, di divertirsi e di divertire i tifosi. Preoccupazione, questa, del tutto estranea ai fautori della prima scuola, cui interessa soltanto il risultato, e che hanno nel tempo costruito un intero arsenale ideologico e retorico per giustificare quello che anch'essi riconoscono, senza ammetterlo, come un grosso limite in una competizione che dovrebbe essere anche divertimento e spettacolo. Recentemente Zeman ha dichiarato: È chiaro rischiare qualcosa, ma se fai 90 gol non ti preoccupi di quanti ne prendi. La fase difensiva si faceva sempre, penso che anche per i giocatori è più soddisfacente costruire piuttosto che distruggere. E per distruggere devi usare le maniere forti: e io sono un uomo di pace. In generale vorrei che la mia squadra riuscisse ad avvicinare la gente e dare delle emozioni: gli appassionati non potranno mai dimenticare Roma 4 - Inter 5, con la curva giallorossa che ricopriva di applausi la propria squadra sconfitta in casa.
... io sto bene, io sto male,
io non so cosa fare,
non ho arte, non ho parte,
non ho niente da insegnare...
C.C.C.P., Io sto bene
Dicevamo che di per sé non ci sarebbe niente di sbagliato, da un punto di vista sportivo, nello sposare la filosofia del "catenaccio". Essa ha permesso e permette di ottenere grandi risultati, e non sempre offrendo un brutto spettacolo (si pensi, ad esempio, al mondiale del 1982). Tuttavia questa idea di calcio attrae, per la sua natura e per la mentalità che sottende, tutti quei personaggi che fanno della vittoria, ad ogni costo e con ogni mezzo, l'unico scopo della loro prestazione sportiva.
Per tutti gli anni '70 e '80 le due scuole si scontrano fieramente, senza che una prevalga sostanzialmente sull'altra. Negli anni '80 il calcio si trasforma sempre più compiutamente da sport a business, le società sportive in aziende a tutti gli effetti. Nell'89 cade il muro di Berlino, il liberismo dilaga incontrastato e vittorioso nelle vergini praterie lasciate libere dall'Unione Sovietica. Fine delle ideologie, fine della storia, si dice. Non ci sono più avversari, neanche immaginari, all'ideologia del successo ad ogni costo, alla volgare pretesa di "ingegnerizzare", di dominare tecnicamente, di rendere "scientificamente" prevedibile qualunque ambito dell'agire umano. Abbiamo scritto infinite volte che il calcio, in quanto fenomeno di massa, vive di un continuo scambio con la società nella quale si esprime: qualche volta ne anticipa, più spesse ne segue le linee di tendenza. Poteva dunque uscire indenne da questi sconvolgimenti?
![]()
E poi col tempo arrivano i Lippi, i Mancini, i Mourinho. Ferguson rinuncia a far vedere qualcosa di bello, e vince una finale di Champions facendo fare il terzino a Rooney, esperimento che Mou ripeterà con Eto'o. Che spazio poteva esserci, per uno come Zeman, in un calcio, in un mondo così? Forse, come si vede, non lo relegano in periferia soltanto per paura di pestare i piedi a qualcuno.
E' una questione di qualità,
o una formalità,
non ricordo più bene:
una formalità...
C.C.C.P., Io sto bene
![]()
Nel frattempo l'Occidente è attraversato dalla crisi, il liberismo si avvita sulle proprie contraddizioni, i modelli che erano sembrati vincenti crollano come un castello di carte senza alcun valore, le nuove generazioni si riaffacciano nelle piazze chiedendo un mondo diverso. Van Gaal viene chiamato ad allenare il Bayern, e lo porta in finale di Champions (persa contro l'Inter di Mourinho, a dire il vero molto superiore); "el Loco" Bielsa viene chiamato sulla panchina dell'Athletic Club di Bilbao, e con il suo 4-2-4 spregiudicato centra 2 storiche finali in Europa League e in Coppa del Re.
Il calcio italiano implode nell'ennesimo scandalo di scommesse e partite vendute, i suoi vecchi arroganti padroni scoprono che il giocattolo è sfuggito loro di mano, e si è frantumato, forse irrimediabilmente...
E Zeman torna sulla panchina della Roma. E' una coincidenza? E' un timido barlume di speranza? O l'ipocrita penitenza di un Sistema incorreggibile? E' una questione di qualità? O una formalità? Non ricordo più bene. Una formalità?
Tratto da: Aut Aut Pisa
Panurge
|
Cerca nel blog
giovedì 7 giugno 2012
Zemanlandia: una formalità, o una questione di qualità?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento