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lunedì 11 giugno 2012

Allarme razzismo agli Europei. E in Italia?


di Mauro Valeri
Uno dei tempi su cui si è giustamente posta l’attenzione della UEFA e della stampa, in occasione degli Europei 2012, è quello del razzismo. Tutti si dicono pronti a contrastarlo e combatterlo, pur se con alcune sfumature.
Balotelli minaccia che, se dovesse essere vittima di insulti razzisti, uscirebbe dal campo; Platini lo ha richiamato, sostenendo che se lo dovesse fare sarebbe ammonito. Non è dato sapere come potrebbe essere punito Prandelli, che ha garantito che in caso di insulti a Balotelli entrerà in campo per abbracciarlo. Anche la richiesta di chiudere il sito nazifascista Stormfront, sollecitata dopo le accuse contro Balotelli, “colpevole” non solo di essere “negro e italiano”, ma anche di aver raccontato dell’appartenenza alla comunità ebraica della sua madre adottiva, non è una novità, a cui però non è stata data mai alcuna risposta.
Curiosamente, però, l’attenzione al rischio razzismo negli Europei 2012, è mancata nella stagione calcistica italiana appena conclusa (fatto salvo le ultime partite di playoff), nel corso della quale si sono verificati ben 59 episodi di razzismo. E’ un dato davvero allarmante, superiore a quello non solo dello scorso anno, ma anche di diversi campionati dell’ultimo decennio. Il che la dice lunga di quanto poco si sia fatto su questo tema, da parte di Società e istituzioni calcistiche. Altra novità negativa, è che di questi 59 episodi, 28 sono stati registrati in serie A, seguiti a distanza dalla prima divisione (13) e dalla serie B (10). Ancora una volta, come già era accaduto in passato, non è un problema che riguarda le tifoserie minori, ma quelle del campionato principale, e questo dovrebbe sollecitare più d’una riflessione.
Complessivamente, sono state coinvolte 28 tifoserie. A guidare questa lista dell’intolleranza ci sono ancora i tifosi della Lazio (9 episodi), seguiti da quelli della Juventus (7), della Fiorentina (5), del Padova (4) del Piacenza e del Verona (3). La Società che però ha più pagato per episodi di discriminazione è la Juventus con 108.000 euro, seguita dalla Lazio (57.000) e Verona (53.000). Leghe e federazione hanno incassato ben 405.000 euro, che, come sempre, non sono state utilizzate per finanziare iniziative contro il razzismo (come richiediamo da anni), ma per un non meglio definito “altro” (fotocopie, segretarie, ecc.).
E’ una cifra che supera di molto la media registrata nell’ultimo decennio (circa 300.000 euro), ma che poteva essere ben maggiore. Infatti, con una certa generosità, il giudice sportivo ha quasi sempre ritenuto opportuno – specie nelle condanne relative alle tifoserie di serie A - di attenuare l’entità della sanzione “per avere la Società concretamente operato con le forze dell’ordine a fini preventivi e di vigilanza”. Sarebbe invece opportuno che anche il giudice sportivo tenga conto delle iniziative che alcune (poche) Società hanno realizzato contro il razzismo (per esempio lo stesso Verona), perché altrimenti tutto finisce in un’interpretazione che ruota intorno al solo tema dell’ordine pubblico. Resta da capire perché il giudice sportivo abbia riconosciuto la “recidiva” di alcune tifoserie solo a partire dal mese di marzo, quando dovrebbe scattare già dopo il secondo episodio.
Non sono mancate interpretazioni paradossali: quando il laziale Radu ha fatto il saluto romano, la Lazio lo ha giustificato sostenendo che, essendo rumeno, non sapeva il significato di quel gesto, dimostrando così che a non conoscere la storia siano proprio i dirigenti laziali (anche in Romania ci sono state organizzazioni filo fasciste), e che nella stagione passata anche Zarate, che pure è argentino, era stato punito dal giudice con 10.000 euro di multa per quello stesso gesto fatto dalla curva (d’altra parte, quando è iniziato a circolare il nome di Mauri nell’indagine sul calcio scommesse, Lotito ha dichiarato di aver fiducia nel calciatore perché “persona retta”, come dimostrerebbe una sua recente visita al santuario di Medjugorje!).
Ma quello che più ha colpito di questo allarme è che i responsabili della FIGC come delle Società coinvolte, hanno pubblicamente dichiarato di non sapere come combattere il razzismo dei tifosi, facendo passare quel razzismo come una sorta di “male fisiologico” del calcio. Di idee di come combattere il razzismo nel calcio ne abbiamo fatte tantissime, molte anche a costo zero, ma, come dicono gli anziani, “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.


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