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lunedì 22 agosto 2011

Javi Poves. Lascio il calcio professionistico è solo denaro e corruzione


di Garbat
Il giovane calciatore spagnolo si dice disgustato dal mondo del pallone e preferisce allontanarsene, con una scelta e motivazioni che raramente si trovano in un calciatore o sportivo.
Javi ha solo 24 anni, ma del calcio si è già stufato. Sia chiaro, però: non si tratta del classico viziato che ha bisogno di essere “gestito” o del genio incompreso che vorrebbe più spazio e più soldi. Al contrario, stiamo parlando di un giocatore che si è stancato delle basi su cui si fonda il mondo calcistico e di tutte le implicazioni nell’appartenere allo star system.
Uscito dalla cantera dell’Atlético de Madrid, passa poi dalle giovanili del Rayo Vallecano e per altri club minori come Las Rozas e Navalcarnero, ha poi l’occasione di debuttare nel massimo campionato spagnolo nello Sporting Gijon contro l’Hércules.
Sorprende subito il suo club con due richieste fuori dall’ordinario. La prima quella di sospendere il pagamento del suo stipendio tramite transazioni bancarie, perché non voleva che si speculasse sul suo denaro, la seconda quella di poter restituire l’automobile che il club gli aveva regalato: lo turbava molto l’idea di essere una persona sola e di possedere invece due vetture.
Alla fine il momento della svolta, accompagnato da parole durissime. “Ciò che si vede da dentro chiarisce molto: il calcio professionistico è solo denaro e corruzione. E’ capitalismo, e il capitalismo è morte. Non voglio stare in un sistema che si basa su ciò che guadagna la gente grazie alla morte di altri in Sudamerica, Africa o Asia”.
E continua:”A che mi serve guadagnare 1000 € invece di 800, se sono macchiati di sangue e se si ottengono con la sofferenza e la morte di molta gente? La fortuna di questa parte del mondo è la disgrazia del resto. Ciò che si dovrebbe fare è andare in ogni banca, bruciarla e tagliare teste. Antisistema o anarchico? Non so ciò che sono, so solo che non voglio prostituirmi come fa il 99% della gente”, spiega, raccontando anche tra i progetti futuri c’è quello di studiare storia all’università o di trasferirsi in una delle parti povere del pianeta. “voglio conoscere veramente il mondo e vedere quello che c’è”, conclude.
Questa decisione drastica suona decisamente strana per molti, soprattutto per chi invece avrebbe voluto essere al suo posto, ma è una scelta di coerenza e coraggio di chi ha la consapevolezza che il mondo non corre dietro al pallone.
Tratto da: Sport alla rovescia

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