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domenica 9 ottobre 2011

Moggi, Agnelli e le pecore…


di Ivan Grozny
Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso da Lucky Luciano Moggi. Finalmente tira fuori il suo jolly, al processo di Napoli, che stavamo tutti aspettando da tempo. La famosa telefonata che dovrebbe tirare fuori dai guai la sua Juve, e mettere nei guai altri club, come la tanto odiata Inter, ad esempio.
E che c’è di così clamoroso in questa telefonata? Praticamente nulla di quello che già si sapeva. Anzi, è la conferma di come andavano le cose. Io non vorrei tanto entrare nel merito di questo, perché è così chiaro sia il tono della conversazione che il contesto in cui avviene, che è quasi offensivo per chi legge andare a spiegarla. Perché il fatto che il designatore chiami l’arbitro sorteggiato (risata..) e che a sua volta lo stesso Bergamo venga contattato da Carraro che si vuole assicurare che le cose vadano in un certo modo, è solo la conferma di un sistema. Marcio.
Già, perché essendo l’Inter molto lontana in classifica dalla Juventus, fa dire ai protagonisti di stare attenti alla gestione di questo match, perché tanto la classifica in fondo non cambierebbe qualsiasi cosa accada, e che è meglio evitare altro rumore.
Già, evitare altro rumore. Perché c’è chi si è accorto da anni che le cose non vanno come dovrebbero andare, anche se in molti mettono la testa sotto la sabbia, e molti di quelli che dovrebbero vigilare, sono al soldo dei vigilati. Giornalisti, uomini della federazione…
Vogliamo smentire anche questo?
Questo è uno strano Paese, dove non si punta mai a discolpare se stessi cercando di dimostrare che non si c’entra con quella o questa situazione, ma che al contrario, si è innocenti perché anche gli altri lo fanno, quindi…
La regola del siamo tutti uguali, che va però bene solo quelli che non hanno la coscienza tanto pulita.
Io, nel mio piccolo, non ho mai creduto alle rivoluzioni fatte dai giudici. Perché partono già con un handicap, quelle di non essere partite dalla consapevolezza. Quindi, cosa direbbe un Gazzoni Frascara, che come presidente del Bologna si è visto retrocedere senza neppure sapere il perché?
A vantaggio di società che si sono fatte ricattare, e che alla fine hanno dovuto piegarsi al volere della cricca di Moggi. Non è vero, signor Della Valle?
L’ex (presunto) nemico della Juve moggiana, tra una sortita alle Generali, e una a Mediobanca, ha mobilitato anche i mezzi di stampa per dire la sua su Calciopoli. Essendo anche lui elemento di quel patto che vede industriali italiani fare parte di RCS Mediagroup che, tramite RCS quotidiani controlla Corriere e Gazzetta della Sport, si è dato un gran da fare in questi ultimi mesi.
Stessa cosa vale per il giovane rampollo degli Agnelli, che davvero ha dato il meglio di se quest’estate. Da una parte la richiesta di escludere l’Inter dalla Champions, praticamente senza nessuna possibilità di riuscita. Che stile…
Poi la questione 29 scudetti, e infine il nuovo stadio. Primo stadio privato in Italia.
Tralasciando il fatto che non è affatto il primo stadio costruito con i soldi di un privato (fu il Giglio di Reggio Emilia il primo), ma avete mai sentito parlare di un investimento fatto da IFIL (finanziaria del gruppo FIAT), senza soldi dello Stato? Dai, non scherziamo…

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