Ci risiamo. Anzi, per meglio dire, ci siamo.
Già, perché quello che in fondo in molti ci si aspettava, si è verificato puntualmente. Amichevole pressoché inutile tra Italia e Romania a Klagenfurt, in Austria, che rimarrà nella nostra memoria unicamente per i cori e gli striscioni razzisti esposti da Ultras Italia.
Non c’è di che meravigliarsi, e neppure da stupirsi. C’è solo da rilevare che chi si dovrebbe occupare di vigilare sugli ultras in trasferta, quando di mezzo c’è la nazionale, si guarda bene dal fare un qualsiasi intervento.
Si è verificato quello che sappiamo a Genova in occasione di Italia – Serbia, e gli episodi di intolleranza non è la prima volta che si registrano.
“Ultras Italia” è una realtà che nasce come polo di aggregazione delle tifoserie di destra che supportano la nazionale. Personaggi molto noti non solo alle forze dell’ordine ma anche alla stessa federazione. Quella che si indigna per voce di Abete è la stessa che ha sempre fornito appoggio e biglietti a coloro che oggi vengono accusati di dare una brutta immagine del nostro Paese.
Una vicenda che a dire poco è stata sottovalutata oggi deflagra quasi a sorpresa. E per fortuna che la partita è stata talmente brutta che non in molti in realtà l’hanno seguita.
I tifosi romeni hanno insultato dal primo minuto Balotelli. E non si può neppure dire che i suoi comportamenti possano averli provocati perché fino a quel momento non che si fosse visto molto in campo. E neppure dopo, se vogliamo dire la verità. E già questo ci da comunque l’idea della serata.
Poi ci si sono messi quelli di “Ultras Italia”. Prima cori di disprezzo nei confronti dello stesso giocatore, poi addirittura uno striscione contro la cosiddetta nazionale multietnica.
“Ultras Italia”, è bene ricordarlo, è composto da gruppi che provengono per lo più da tifoserie del Nord-Est (Trieste, Udine, Padova, Vicenza, Verona), qualche realtà estremista, romani e qualche gruppo del centro-sud.
La realtà di “Ultras Italia” non è così omogenea, e dobbiamo dire che prima del provvedimento che ha portato alla tessera del tifoso, era in grave crisi. Poi le reazioni alla decisione di Maroni hanno portato a rinsaldare il gruppo.
Una situazione, quella degli ultras di destra che gestiscono il tifo azzurro, che come dicevamo non è per nulla nuova. Oggi, di fronte al mutare della società, ancora una volta la nostra federazione calcistica si è mostrata impreparata. E non ha saputo comprendere quanto certe “relazioni pericolose” potessero alla fine portare qualche problema.
Effetti collaterali o no, come si può pensare di riportare le famiglie allo stadio quando accadono certi episodi? C’è davvero questa volontà di avvicinare la gente comune agli stadi? Le possibilità sono due, visto quello che si verifica di regola, o non c’è una reale volontà di cambiare la situazione in essere, o chi dirige la federazione dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza.
Il CAMS vieta le trasferte ai tifosi sampdoriani a Parma, due tifoserie storicamente gemellate, poi permette che certa gente se ne vada tranquilla in giro per l’Europa a esporre striscioni vergognosi come quelli di ieri.
Questo è a dire poco inaccettabile. Balotelli, ma anche Ledesma, sono stati offesi in modo indegno. Come si fa a dichiarare di non volere una nazionale multietnica quando è la realtà del Paese a chiederlo?
Come si fa a negare ciò che ci accade attorno?
Una decina di anni fa, quando i partiti di destra come AN finanziavano e organizzavano incontri e seminari dal titolo “Una curva come patria”, cosa ci si doveva aspettare che sarebbe successo?
La sinistra, anche quella extraparlamentare, si è sempre disinteressata a questo tipo di tema, forse con un po’ di snobismo. Sbagliando, perché oggi si vede il frutto di quell’atteggiamento.
Inquietante che ormai le maggiori curve abbiano una connotazione fascista. Allarmante che il modello imposto nelle curve non venga in qualche modo messo in discussione. Questo deve fare riflettere non solo coloro che amano lo sport.