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lunedì 20 febbraio 2012

Olimpic Games


di Ivan Grozny
Niente candidatura per Roma 2020. Non ci sarà a sfidare Istanbul, Tokyo, Madrid e Doha. Monti ha di fatto bloccato una operazione che era gradita trasversalmente dal centrodestra al centrosinistra, Quirinale compreso.
Tra le forze politiche, per correttezza di informazione, segnaliamo che Lega e IDV erano contrari. Detto questo, divertiamoci un po’… Cominciamo dai contrari. La Lega era tra i più convinti assertori della candidatura di Venezia, a suo tempo. Loro dicono perché erano altri tempi, e parliamo di qualche anno, non del paleozoico. Devo dire che l’opportunità di una definitiva bonifica dell’area di Porto Marghera poteva essere un buon motivo per sposare questa causa. C’era poi una forte partecipazione dei privati, nel progetto, cosa che non c’è nel caso di Roma. Pescante, Petrucci  e i loro sodali, che poi sono le stesse facce che da sempre governano lo sport italiano, hanno dovuto incassare un secco no perché, diciamocela chiaro, non sono credibili. E non perché si sono trovati di fronte un tecnico che la cosa è naufragata, ma perché diciamocelo francamente, chi mai, in un momento di grande e imposta austerità, poteva imbarcarsi in un’avventura simile?
Alemanno e gli ex AN che siedono nelle stanze dove lo sport viene governato, avevano puntato un sacco sulla candidatura romana. Chi ha buona memoria ricorda di sicuro lo strano intreccio tra i protagonisti dello scandalo nato in conseguenza del terremoto in Abruzzo e che ha coinvolto molti di quegli imprenditori che si sono dati un gran da fare per i Mondiali di nuoto http://www.youtube.com/watch?v=8_ct_m703UI di Roma del 2009. Nomi illustri, come quello dell’ex capo della Protezione Civile Bertolaso. Ci sono ancora impianti, a Roma, che mai sono stati terminati, e che però sono stati iniziati e finanziati, per una spesa che di fatto ha superato di gran lunga quelle che erano in preventivo per la rassegna iridata.
E su questo sta indagando  la magistratura. Per un semplice motivo: capire come sono stati spesi i 400 milioni di euro di budget, visto che l’ambiziosa Città dello Sport di Tor Vergata che avrebbe dovuto rappresentare la sede privilegiata dell’evento oggi è null’altro che un’opera incompiuta, infatti le gare si disputarono al Foro Italico.
A sei anni dalle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 può essere, quindi, interessante tracciare un bilancio dell’«eredità olimpica». Non solo non c’è stato un ritorno economico ma le cifre sono diventate iperboliche. Pista di Cesana 77,3 milioni di euro, Ski jumping di Pragelato 36 milioni, pista di fondo di Pragelato 20 milioni, Freestyle di Sauze 9 milioni di euro, Atrium Piazza Solferino 12 milioni, impianto biathlon San Sicario 25 milioni. Oltre 190 milioni per sei strutture che hanno anche fatto scempio del paesaggio alpino.
Il Toroc ha chiuso la sua scandalosa gestione con 25 milioni di euro di passivo anche grazie alla elargizione di oltre 40 milioni di euro di «consulenze» ed «incarichi professionali» e la Fondazione XX Marzo, nata per gestire tutto il sistema del «post-olimpico», dopo avere ripetutamente assicurato all’indomani delle Olimpiadi, che si sarebbe arrivati a un surplus economico, si è accorta che «il post olimpico» ha causato invece un deficit di 6 milioni di euro. Già, perché la pista di bob, costata 61,4 milioni di euro, ha chiuso i battenti a causa dell’incapacità gestionale del Comitato Olimpico, prima, e della Fondazione XX Marzo, poi, che non hanno saputo arginare una perdita annua pari a un milione e mezzo di euro. Stessa sorte della Pista di bob di Cesana e per l’impianto di Ski Jumping di Pragelato: l’impianto giace abbandonato a se stesso e oltre a ciò è in condizioni tali da poter rappresentare un sensibile rischio per coloro che intendono avventurarsi nelle sue vicinanze. Un po’ come succede per gli impianti mai finiti nella periferia di Roma per i Mondiali di nuoto.
Ma se andiamo ancora un po’ più lontano, ci si ricorderà dei Mondiali del 1990. Il parcheggio sotterraneo dello Stadio Bentegodi di Verona non è stato mai utilizzato e inaugurato. Si potrebbe allagare alla prima goccia d’acqua. Il Delle Alpi di Torino è già stato abbattuto, ed era talmente brutto e scomodo.. L’Euganeo di Padova è il simbolo di tutto questo. Mai finito. Lo stadio più brutto del mondo. Una città che era abituata a un impianto all’inglese in centro città, l’Appiani, ora casa della Polisportiva Sanprecario, si ritrova un’opera incompiuta, brutta e scomoda. Fate un po’ voi…
Le facce di quelli che si adoperavano per quell’evento sono più o meno le stesse di allora. Gattai, Pescante, Carraro.. Quest’ultimo è a tutt’oggi, nonostante gli scandali che ha attraversato, sempre più o meno indenne, il rappresentante CIO per l’Italia. Qualcuno ha qualche commento da fare in merito?
Gianni Letta era davvero abbattuto quando ha saputo la decisione di Monti. Ma diciamoci la verità, se neppure il caro Silvio si era avventurato in acrobatiche operazioni per consentire che questa follia potesse prendere forma, deve essere che non è proprio tempo per certe cose.
Ma sapete com’è, come ha detto Napolitano, che cito testualmente, “ci saranno altre opportunità per lo sport”.
Possiamo anche sperarlo tutti, ma con diverse modalità da come è stato fino ad ora. Per Barcellona è vero che è stata un’opportunità di crescita, ma perché sempre portare questo, di esempio, che è l’unico che ci può stare, e non gli altri disastri, invece?


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