
Il tecnico italiano non aveva intenzione di dimettersi dalla guida
dell'Inghilterra ma ha trovato un atteggiamento freddo da parte della
federazione che lo ha convinto a mettere fine all'avventura. Il premier Cameron
lo saluta senza risparmiargli una critica: ''E' un bravo allenatore e lo stimo,
ma non doveva difendere Terry''. I giocatori e la stampa aspettano Redknapp
LONDRA - "Mi dispiace che Fabio se ne vada", lo chiama proprio
così, per nome, "è un bravo allenatore e lo stimo, ma ha sbagliato a difendere
John Terry, perché un giocatore non può mantenere la fascia di capitano
dell'Inghilterra con un interrogativo così grave sulla sua condotta" (ovvero
l'accusa di razzismo, per la quale il difensore del Chelsea e della nazionale
sarà processato in estate, dopo gli Europei, ndr). Il commento di David Cameron,
questa mattina ai microfoni di una tivù inglese, riflette l'importanza delle
dimissioni di Capello da ct della squadra dei Tre Leoni: perfino il primo
ministro si sente in dovere di parlarne. Ma come sono andate veramente le cose
ieri? Il coach si è buttato o è stato spinto fuori dalla nave inglese, per dirla
con il linguaggio dei tabloid? Le indiscrezioni permettono di
ricostruirlo.
Ricordiamo in breve l'antecedente: la federazione "degrada"
Terry da capitano per l'incriminazione e il processo che lo attendono (è
accusato di avere chiamato "sporco negro" Anton Ferdinand, fratello del suo
compagno di nazionale Rio Ferdinand, durante Chelsea-Qpr). E lo fa senza nemmeno
consultare Capello. Il quale, intervistato domenica dalla Rai, dice di non
essere d'accordo, perché per lui una persona è innocente fino a quando non è
stata emessa la sentenza. Che aggiunga o meno, come gli viene attribuito in
seguito dai media, "Terry sarà sempre il mio capitano", è secondario:
comunque contesta la decisione della Football Association.
Il giorno dopo la stampa inglese lo accusa: non si sputa nel piatto in cui si
mangia (specie se nel piatto ci sono 6 milioni di sterline l'anno, pari a più di
7 milioni di euro, lo stipendio più alto pagato nel mondo a un allenatore di
squadre nazionali).
Ieri a Wembley Capello e i dirigenti federali si
incontrano per discutere la questione. Il ct non va alla riunione pensando di
dimettersi, tanto è vero che non si consiglia neppure con i suoi legali. Sembra
ragionevole che le due parti ne escano con un comunicato di compromesso,
decidendo di non parlare più del caso e andare avanti fino agli Europei di
giugno. Ma Capello riscontra un atteggiamento così freddo e ostile da parte
della federazione che capisce che non c'è spazio per nessun compromesso. Offre
le dimissioni, che vengono subito accettate. Non volano parole grosse, volano
soltanto grosse cifre: una "liquidazione" da 1 milione e mezzo di sterline,
ultima rata del suo pacchetto salariale, gli viene concessa in cambio del
silenzio stampa (fino a dopo gli Europei, pare). Non potrà dire nulla sulla
vicenda. Lui firma l'impegno e se ne va.
Dunque è stato spinto o si è
buttato? L'opinione dominante è che è stato spinto: la federazione non se l'era
sentita di licenziarlo due anni fa dopo i Mondiali, per non pagargli una
buonuscita di 12 milioni di sterline dei suoi rimanenti due anni di contratto.
Ma la difesa di Terry fatta un po' ingenuamente da Capelllo ha offerto ai
federali la scusa perfetta per fargli uno sgarbo che difficilmente lui avrebbe
ingoiato. E infatti Fabio non lo ha ingoiato e si è dimesso. Ma è stato così
ingenuo, l'allenatore? Non è detto. Anche lui aveva fatto i suoi conti:
l'avventura agli Europei si presentava difficile, senza Rooney (squalificato)
nelle prime due partite, con una squadra più vecchia, più stanca, più rancorosa
verso di lui rispetto ai Mondiali di due anni fa. Rischiava di subire un altro
disastro. Forse dunque pure Fabio ha deciso di difendere Terry non per
ingenuità, ma per fare uno sgarbo alla federazione. E se è andato all'incontro
di ieri senza aspettarsi di dimettersi nel giro di un'ora, magari non ha nemmeno
escluso che potesse finire così, con reciproca soddisfazione. Così l'Inghilterra
potrà avere presto un nuovo allenatore, inglese per di più; e Capello potrà
scegliere tra le numerose offerte di lavoro che lo aspettano in Italia.
E
il giallo delle sue dichiarazione alla Italpress? "Mi hanno gravemente
insultato, la federazione ha leso la mia autorità (punendo Terry senza sentire
almeno il suo parere, ndr.), sono ingerenze che non tollero, per cui è stato
facile andarmene". Lo ha detto o non lo ha detto? Le indiscrezioni dicono che lo
ha detto, off the record, al telefono con il direttore dell'agenzia di stampa in
questione, un suo vecchio amico: non così amico, però, perché poi ha pubblicato
quelle frasi come se fossero on the record. Provocando prima la sorpresa della
federazione inglese, che aveva appena pagato 1 milione e mezzo di sterline per
chiudere la bocca a Capello; e poi la secca smentita di Fabio, "non ho detto
nulla e nulla dirò sull'argomento", che quei soldi vuole tenerseli.
E
adesso? "Era una brava persona e un bravo coach", scrive su Twitter Rooney di
Capello, ma pensa già al futuro: "Ora un inglese, aspettiamo Redknapp". La
stessa cosa twittano Rio Ferdinand e altri: rispetto per il ct che se ne va,
voglia di uno nuovo che parli la loro lingua. Tutti rimproverano a Capello di
non averla imparata ("parlerò l'inglese in tre mesi", disse appena arrivato,
quattro anni fa, e non è che non ci abbia provato: ha preso un sacco di lezioni
private, ma forse per un fatto generazionale non ci è riuscito, a differenza di
Ancelotti e Mancini che se la sono cavata bene rapidamente), sebbene la sua
colpa principale non sia quella, ma di essere uscito subito dai Mondiali in Sud
Africa, facendo una figura meschina. A questo si aggiunge l'eccessiva severità
del ritiro "all'italiana", benché quattro anni prima, ai Mondiali in Germania,
la stampa avesse criticato il clima da villaggio vacanze instaurato da Eriksson
con le "wags", le mogli e fidanzate dei giocatori, padrone del campo (e
dell'albergo).
Per coincidenza, un allenatore inglese si è appena
liberato: dopo un'inchiesta e un processo durati cinque anni, ieri mattina,
poche ore prima dell'incontro tra Capello e la Football Association, Harry
Redknapp è stato assolto dall'accusa di evasione fiscale che lo aveva a lungo
tormentato. Era già da tempo in lizza per diventare il successore di Capello
dopo gli Europei, ma con l'ombra del processo non era chiaro se ci sarebbe
riuscito: ora invece non ci sono più ostacoli. Tranne il Tottenham, terzo in
Premier League, che sta disputando il suo campionato migliore dell'era recente.
Considerato unanimamente il migliore allenatore inglese sul mercato (tenuto
conto che Ferguson è scozzese), Redknapp potrebbe allenare da subito
l'Inghilterra come ct part-time o prenderla in consegna a fine stagione, dopo
gli Europei. Contrapponendo la sua assoluzione al processo e le dimissioni di
Capello, i due tabloid più popolari di Londra, il Sun e il Mirror, fanno il
medesimo geniale titolone di prima pagina: "ARRYVEDERCI", una parola che dice
tutto.
Giornalisti e tifosi inglesi sono contenti che l'era Capello si
sia conclusa: era già finita due anni fa, dopo i Mondiali, una spenta
qualificazione per gli Europei l'ha prolungata inutilmente. Il giudizio più
severo contro di lui è quello del Guardian, che lo definisce "un bullo e un
autocrate". La Bbc ricorda che il giovane Theo Walcott aveva letteralmente paura
del ct - ma è un sentimento condiviso in passato da giocatori ben più anziani di
altre nazionalità. A difenderlo, curiosamente, c'è solo il Financial Times: sì,
il quotidiano finanziario, il giornale più autorevole d'Europa, che oggi invece
di parlare di banche e di economia pubblica un editoriale in prima pagina su
Capello. Fornendo, con la precisione meticolosa di chi si occupa di finanza,
soltanto cifre per esprimere un equo giudizio sul suo regno inglese: nel
dicembre 2007 ereditò una squadra che non era riuscita nemmeno a qualificarsi
agli Europei 2008, e in quattro anni l'ha portata a vincere il 67 per cento
delle 42 partite che ha allenato. Il migliore dei suoi predecessori sulla
panchina dell'Inghilterra ha una percentuale del 60. E a dispetto delle accuse
di "gioco all'italiana", la nazionale inglese di Capello ha segnato di più delle
precedenti, vincendo con uno scarto medio di 1,5 gol a partita. Nessuno,
tantomeno Redknapp che non ha mai vinto un campionato (solo una Coppa
d'Inghilterra) in tutta la sua carriera, può vantare il record di Capello,
aggiunge l'articolo: nove titoli vinti in 16 stagioni come allenatore di club.
Conclude il Ft: la delusione dell'Inghilterra in Sud Africa due anni fa e la
probabile delusione ai prossimi Europei in Polonia/Ucraina non dipendono tanto
dall'allenatore, ma dal fatto che qui si gioca il torneo più impegnativo del
mondo (anzi i nazionali ne giocano quattro: Premier League, Coppa d'Inghilterra,
Coppa di Lega e Champions League) e i giocatori arrivano all'estate stanchi
morti.
Tratto da: LaRepubblica.it