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giovedì 8 dicembre 2011

Football loves you.


BuffonBacioNon smetteremo mai di scrivere dell'importanza del calcio e dello sport all'interno della società di oggi, di come questo sia specchio ma anche luogo di elaborazione e sperimentazione delle contraddizioni della nostra società. Parlare di sport è parlare dell'Egitto degli ultras in prima fila a piazza Tahrir, dei rapporti tra capitale, potere e consenso, di storie di ribellione e resistenza. Lo sport e il calcio sono uno sguardo, un microcosmo e uno spazio politico fondamentali. E Parlare di sport e di calcio è anche parlare del modo in cui affetti, passioni e stili di vita ci collocano nel mondo in cui viviamo.


Qualche giorno fa Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, è uscito con alcune dichiarazioni sul mondo del calcio e dell'omosessualità dal sapore fortemente ambivalente. Facciamo però, prima di parlare delle dichiarazioni, un piccolo passo indietro per capire chi è Damiano Tommasi.

Tommasi non è lo stereotipo del calciatore, non è, o è stato, uno spregiudicato prodotto di marketing. Centrocampista per tanto tempo della Roma e della nazionale è diventato famoso anche per alcune scelte radicali sul piano personale. Una fra tutte quando scelse il servizio civile e non il militare perchè, come dichiarò, non voleva servire il Paese con un fucile in mano. Qualche anno più tardi, inoltre, dopo un bruttissimo infortunio (per la cronaca: si ruppe completamente il ginocchio. Ogni legamento, ogni parte del ginocchio destro) accettò di firmare un contratto al minimo sindacale. Ristabilitosi tornò a giocare e a indossare la fascia da capitano della Roma. Per ultimo va ricordato il suo impegno sindacale durante lo sciopero dei calciatori di inizio anno (su cui abbiamo scritto qui).

Tommasi, quindi, non è un personaggio banale e per questo stupiscono, ancora di più, le sue dichiarazioni di qualche giorno fa, quando ha sconsigliato ai calciatori di fare "coming out" perchè questa scelta provocherebbe troppi problemi, perchè sarebbe imbarazzante per gli altri colleghi, perchè ancora il mondo del calcio non è pronto.

Dichiarazioni ambivalenti perchè, nella stessa intervista, Tommasi dichiara che l'omosessualità nel calcio è ancora un tabù e che sicuramente esistono calciatori omosessuali, anche se lui non ne ha mai incontrato uno.

Chissà cosa ha pensato Damiano Tommasi quando ha rilasciato queste dichiarazioni. Probabilmente ha semplicemente constatato che il profilo culturale di molti calciatori non è poi così alto, che per molti suoi ex colleghi sarebbe intollerante convivere nello stesso spogliatoio con un calciatore dalle preferenze sessuali diverse dalle loro. Perchè è vero quello che dice Tommasi: "l'omosessualità nel calcio è ancora un Tabù". È così tanto un tabù che qualche tempo fa due grandi allenatori come Lippi e Mazzone se ne uscirono con delle dichiarazioni marcatamente intolleranti. Lippi si rifece ad una presunta ontologia e costituzione del calciatore dichiarando: "Penso che sarebbe difficile, per come siamo fatti noi calciatori, che un giocatore omosessuale possa vivere la sua professione in maniera naturale". Mentre Mazzone, con il suo tipico stile sbrigativo, disse, premettendo che lui assolutamente non ce l'aveva con i gay, che era stato fortunato di aver sempre incontrato "ragazzi normali". Addirittura "sor Carletto" si avventurò nello "smentire categoricamente" che nel calcio vi fossero calciatori omosessuali. Chissà con quale autorità poi...

Facciamo anche qui un piccolo passo indietro. Sono gli anni ottanta e in Inghilterra gioca un attaccante di origini nigeriane ma di nazionalità britannica di nome Justin Fashanu. È un attaccante che gioca nel Nottingham Forest, la squadra allenata da Brian Clough, tecnico vicino alle idee laburiste e ai minatori in sciopero contro la Thatcher. Il Nottingham Forest in quegli anni è una grande squadra. Riesce addirittura a vincere quella che allora si chiamava Coppa Campioni per due volte consecutive, impresa ancora ineguagliata. Justin Fashanu viene acquistato per volere di Clough per un milione di sterline ed è il primo calciatore di colore acquistato ad un prezzo simile. I rapporti con il tecnico, però, si deteriorano velocemente in quanto Fashanu è gay. Clough, quando si rivolge a lui, ama identificarlo come quel "fottuto finocchio" e nella sua biografia riporterà di un diverbio con il calciatore:

« – Dove vai se vuoi una pagnotta?

– Da un fornaio, immagino.

– Dove vai se vuoi una cosciotto d'agnello?

– Da un macellaio.

– Allora perché continui ad andare in quei fottuti locali per froci? »

Fashanu qualche tempo dopo fece coming out. Questo, oltre all'allontanamento dal Nottingham, gli costò l'esilio dalla Premier e addirittura la messa al bando dalla comunità nera britannica. Qualche anno dopo, colpito da uno scandalo di natura sessuale mai confermato e abbandonato da tutti, si suicidò.

Questo è uno dei momenti più tragici delle vicende legate ai rapporti tra omosessualità e calcio. Certo, le dichiarazioni di Tommasi non si inseriscono direttamente in questo filone di intolleranza. Ciò che hanno in comune però le dichiarazioni di Tommasi, quelle di Lippi e di Mazzone e la tragica storia di Fashanu è che si inseriscono tutte in una continuità di sguardo verso l'omosessualità nel calcio. Anche Tommasi non fa altro che ribadire che il mondo del calcio non è pronto. Anche lui, che da sempre si è posto come uno dei migliori esponenti di quel mondo. Così anche chi dovrebbe fare uno sforzo culturale e di coraggio rispetto a questi temi, anche chi, per amore dello sport e del calcio e per la diffusione e l’importanza sociale che questi hanno, dovrebbe spingere perchè questi tabù vengano infranti, si ritira e si adegua alle condizioni presenti.

Che sia bieca intolleranza o che si accampino scuse di "intimità", il calcio vuole presentarsi come uno sport omofobo, anche trasfigurando la realtà che, sicuramente, conosce centinaia di calciatori gay.gareth thomas

Vogliamo chiudere questo articolo con un'ultima storia. Gareth Thomas è un giocatore di rugby gallese, faccia e fisico da barbaro, il detentore massimo di presenze nella nazionale di rugby del Galles. Una leggenda del rugby. Nel 2009 dichiara a tutti di essere omosessuale, coming out pubblico dopo quello fatto ai suoi compagni di squadra che, tra una birra e l'altra, come racconta lui stesso, lo hanno guardato e dandogli una pacca sulla spalla gli hanno risposto: "Ehi non ci importa, perchè non ce l'hai detto prima?" A spingerlo a parlare con i suoi compagni di squadra era stato Scott Johson, il suo tecnico in nazionale. E così, ancora una volta, il rugby si è dimostrato uno sport di coraggiosi...
A. Milito
Questo articolo è nato soprattutto grazie agli spunti e alle chiacchierate fatte con Paolo, sportivo e amico. A lui vanno i miei ringraziamenti.

Tratto da: autautpisa.it

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