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martedì 28 agosto 2012

Quando Balotelli era ancora Barwuah


di Mauro Valeri
L’interesse mediatico nei confronti di Mario Balotelli è sempre stato particolarmente elevato. Lasciando da parte quello che attualmente occupa la prima pagina di molti giornali di gossip, vorrei tornare sulla ricostruzione della sua storia che è stata proposta da tutti i giornali soprattutto dopo i due gol realizzati contro la Germania.
La versione “ufficiale” è che sia stato abbandonato dai suoi genitori naturali (i Barwuah) e affidato (ma qualcuno ancora scrive “adottato”) ad una famiglia della provincia di Brescia (i Balotelli). In realtà, i due episodi non hanno una connessione diretta e temporalmente significativa. Infatti, Mario non è mai stato abbandonato in un ospedale di Palermo, dove è nato nel dicembre 1990 da due genitori ghanesi. Se fosse stato abbandonato, sarebbe stato dato immediatamente in affidamento, ovviamente ad una famiglia palermitana (perché anche a Palermo ci sono famiglie affidatarie!).

Invece – come ha ben ricostruito Raffaele Panizza in “Mario Balotelli. Negrazzurro” (Aliberti, 2010) - l’affidamento è stato riconosciuto solo successivamente, quando la famiglia Barwuah, con al seguito Mario e la sorellina più grande di due anni, da Palermo si è trasferita a Brescia (nel dicembre 1991), dove il padre,Thomas, era riuscito ad ottenere un lavoro in fabbrica. Qui però la famiglia Barwuah, come molte altre famiglie migranti, incontra difficoltà a trovare un’abitazione adeguata, perché al nord i migranti in genere trovano lavoro ma non la casa. Difficoltà rese ancor più ardue per i migranti non soltanto per una diffusa diffidenza nei loro confronti, ma perché le istituzioni sono particolarmente attente a far rispettare quella regola sul rapporto tra numero di affittuari e metri quadrati dell’abitazione.
L’unica possibilità che i Barwuah riescono ad ottenere, anche per i costi dell’affitto e le scarse riscorse economiche, è quella di condividere un monolocale a Bagnolo Mella, a 15 km da Brescia, con altre persone. I genitori Barwuah chiedono ai servizi sociali di aiutarli a trovare un’abitazione più adeguata. La soluzione però non si trova. Sono gli stessi assistenti sociali a consigliare, nel 1993 (anno della nascita del terzo figlio), di affidare Mario alla famiglia Balotelli, “per il tempo necessario a risolvere il problema”. Questo tempo si prolungherà per i successivi quindici anni. Se per tutti questi anni il giudice ha ritenuto di confermare l’affidamento e non l’adozione, è perché ha ravvisato l’esistenza di un significativo legame tra Mario e la famiglia d’origine.
Mario è stato adottato dalla famiglia Balotelli dopo essere diventato maggiorenne (e d’altra parte, già da alcuni anni – quindi prima di essere adottato - aveva deciso di far scrivere sulla maglia di gioco il nome di Balotelli e non quello di Barwuah, come invece risultava nei suoi documenti). E’ giusto che sia Mario a scegliere quale sia la sua “vera” famiglia. Ma alla stampa si richiede una maggiore attenzione alla verità. Forse perché è più facile “accusare” una famiglia ghanese di abbandono che non riflettere sui modelli di integrazione che abbiamo in Italia?

mercoledì 25 luglio 2012

Olimpiadi 2012: qualcuno le ha già vinte


Costruzioni, sponsor e sicurezza: i conti in tasca al grande evento mediatico-"sportivo" dell'estate

olimpiadi24 / 7 / 2012
Con questo articolo Globalproject comincia ad offrire uno sguardo critico sull'evento dell'estate per eccellenza, le Olimpiadi 2012, celebrato in quella Londra che costituisce una delle capitali globali della finanza e della sua crisi.
di Nicola Montagna *
Atre giorni dalla partenza del circo olimpico, tra una lite su chi deve essere l’ultimo tedoforo e le recenti polemiche che hanno investito G4S, la vincitrice dell'appalto sulla sicurezza, si cominciano a fare i conti dei benefici economici che l’Olimpiade dovrebbe portare alla atrofizzata economia inglese.
Raramente le Olimpiadi si rivelano un affare economico per il paese o la città che le ospitano. A questo proposito è fin troppo facile ricordare lo stato in cui versa l'economia della Grecia e le condizioni di abbandono di gran parte degli impianti sportivi ad otto anni dalle Olimpiadi di Atene. In generale, gli studi che enfatizzano i possibili profitti generati dai grandi eventi sportivi ignorano una serie di variabili, come l’effetto-sostituzione, per cui chi spende nell’evento non spende per altri beni, o il fatto che molti dei profitti finiscono nelle tasche di multinazionali più che in quelle delle comunità locali. Questi studi ignorano inoltre una serie di effetti collaterali, come l'impatto ambientale o l'espulsione di gruppi 'indesiderati' dalle zone dove l'evento ha luogo.
Anche nel caso di Londra, i guadagni, se ci saranno, difficilmente rimarranno nelle tasche della popolazione della capitale ma andranno ad ingrossare i già lauti profitti delle grandi multinazionali che hanno partecipato alla spartizione della torta economica olimpionica. Innanzitutto, chi guadagnerà dalle Olimpiadi saranno le grandi imprese che hanno vinto gli appalti per la costruzione del Villaggio olimpico, dato che i costi sono lievitati dai 2.4 miliardi di sterline preventivati nel 2005 agli attuali 9.3 miliardi. Si tratta di un primo record assoluto, in attesa di assistere a quelli dei vari Bolt, Philips e colleghi. Infatti, come ha dimostrato uno studio della Oxford University la media di sovraspese per tutte le precedenti olimpiadi a partire dal 1960 è stata del 179%. Nel caso di Londra la cifra è quasi quadruplicata.
In secondo luogo, dalle Olimpiadi guadagneranno gli 11 sponsor globali, noti anche come Top Olympic Partners, che hanno potuto sborsare grosse somme di denaro all'International Olympic Committee, il comitato promotore, per assicurarsi il diritto di usare il brand olimpionico sui loro prodotti. Alcuni di questi sponsor hanno visto il valore delle proprie azioni crescere ad un passo superiore da quando hanno acquisito i diritti di sponsorizzazione nel 2009 rispetto ai dieci anni precedenti. In questi anni di crisi economica e crollo dei mercati finanziari, la Coca-Cola ha avuto un incremento annuo del 4,6%, la Visa del 24,2%, Samsung del 12,7%. Ed anche se altri sponsor hanno visto il valore delle azioni scendere, dal minimo di McDonald con -1,2% al massimo di Panasonic con -11,1%, le perdite nette sono inferiori a quelle medie subite dai mercati in questi anni.
Quindi, nonostante le buone intenzioni di David Cameron, che ha assicurato un profitto per il paese di almeno 13 miliardi di sterline e per le giornate delle Olimpiadi ha organizzato ben diciassette summit internazionali con altrettanti capi di stato e primi ministri, lo scetticismo sui possibili benefici economici ha tutte le ragioni per prevalere. Ed è interessante osservare che anche secondo i più importanti giornali economici anglosassoni come il Financial Times e l’Economist, i giochi di Londra non saranno un'eccezione alla regola secondo cui gli eventi sportivi producono un saldo negativo, dove alcuni, pochi, guadagnano e molti perdono. Piuttosto stupisce che i critici più accesi siano i tradizionali giornali degli interessi del capitale finanziario globale.
* docente di sociologia - Middlesex University - Londra

Tratto da: Globalproject.info

sabato 30 giugno 2012

Balotelli 2 Italia 0


di Stefano Carbone 

20 e 45! O mamma mia sta cominciando la tanto attesa semifinale tra Germania e Italia; più o meno in contemporanea Monti e la Merkel si scambiano un sorriso cortese ma pieno di tensione.
Italia Germania a tutto campo e nonostante la distanza fra gli stipendi nostri , dei nostri campioni e dei capi europei , tifiamo, ci identifichiamo ed alle volte cantiamo pure l’inno che certo non sentiamo nostro fino in fondo se non in questo tipo di occasioni. Miracolo dell’eterno sport che è il calcio che fra passione e voglia di distrazione spinge in Italia , ed in Germania pure, a calar il silenzio ed attendere il fischio d’inizio.

Si parte , aria tesa: “la Germania non è l’Inghilterra” si pensa “ gioca bene davanti, ci sarà da soffrire” e subito si soffre; al 6’ Humels sparacchia da calcio d’angolo ed il pianista salva sulla linea. A grande rischio risponde enorme tranquillità: Pirlo! La partita è equilibrata, si lotta com’è bello veder fare, Balotelli prende falli, De Rossidiventa sempre più grande e li davanti si prova ad aprir per vie centrali la corazzata tedesca. Ci prova Cassano e poi quel Montolivo che così “ bello” non te l’aspetti, ma non va, giochiamo davvero bene ma non va! O ancora: “Sembra il S.Precario dei tempi d’ oro, quando giocavamo a S.Carlo”……..gli scettici mi guardano male e già se la prendono con quei due pazzi li davanti che “mancano di cinismo, mancano di cattiveria!” Non passa nemmeno un minuto dopo che Cassano fa un numero sulla sinistra, palla (una perla!) liftata che taglia l’aria e testa nera crestata giallo che buca la rete . Gol di Mario! Sorride, che bello! E Cassano rispose allo scettico : “Io so genio mentre tu non vali un cazzo!”.
20’ - Italia 1 Germania 0. Di nuovo palla al centro ma l’aria è più distesa , la Germania è confusa e noi no! Aggrediamo, ci crediamo ci prova Kedhira ma Buffon c’è e senza nemmeno accorgersene Montolivo fa 35 metri con un lancio e Balotelli è li, da solo , rallenta, si ferma : ”tiraaa!” e parte un missile che Neuer nemmeno lo vede . 36 ‘, 2-0 Italia, tutto il resto è noia! O meglio pressing tedesco senza convinzione, miriadi di gol sbagliati manco fossimo al campetto patronale e poi il rigore di Ozil ed un paio di minuti di tensione ma giusto un paio…La Germania non ce la fa! Braccia al cielo e lacrime che sanno di wrustel, Buffon s’arrabbia forte, aveva scommesso sul 2-0 (scusate la battuta scontata, ma ci sta, dai..) !
L’ Italia è in finale!
Fuori già partono i caroselli, ma a me i caroselli non piacciono, la vittoria me la godo a casa fra chiacchiere, whisky & cola e rilassata immaginazione. Immagino la faccia della Merkel che butta giù una grappa ai crauti , immagino i titoli già scritti dei giornali di domani, immagino la statua nera di super Mario che mostra i muscoli a tutti quelli che fino a ieri lo chiamavano - negro italiano che ha persino la madre ebrea - li immagino pensare : cazzo e adesso che facciamo? Fischiamo perché siam razzisti o esultiamo perché siam nazionalisti?” E' un bel problema eh! ed allora rimangono in silenzio, il silenzio che meritano. Incapaci di affrontare un mondo che cambia , incapaci di comprendere che è un mondo che ritorna. Perché certo un nero cosi in nazionale non s’era mai visto ma altrettanto certo è che anche nelle nostre vene, nelle loro vene il sangue nero scorre assieme al sangue arabo al sangue greco e a quello balcanico : sangue mediterraneo; il sangue di tutti popoli che nei secoli da prima di Cristo ad oggi si sono uniti con violenza o con dolcezza per generare “noi “ , gli italiani, quelli che ora dello straniero hanno paura ; quelli che misconoscono la propria storia. Vendola si riferisce al futuro quando parla di “ meticciato globale” ma non considera che quel meticciato e già in atto, anzi, ne siamo tutti figli.
Ma forse sto divagando un po' troppo…
Ed allora che bellezza ieri sera, la statua di Mario immobile a zittire tutti , il nero Italiano che diventa simbolo della piccola Italia sopra la grande Germania in campo e fuori dal campo. Che bellezza la sua rabbia , che bellezza la classe ed anche la follia , quella contro cui tutti si scagliano, quella che fa di un fuoriclasse un fuoriclasse. La voglio usare quella statua nera con addosso cucita la maglia d’ Italia, la voglio usare come simbolo di una integrazione ( parola che piace tanto ai perbenisti) che è certo complessa e problematica ma vale la pena affrontare, un integrazione (e quindi la uso, questa parola) che paradossalmente e contro ogni aspettativa proprio il calcio può aiutare ad accelerare. Non il calcio della curva razzista, della società a gestione camorrista e nemmeno il calcio-sistema che è arretrato e discriminatorio, ma il calcio più bello, quello giocato, quello che unisce! E chissà che quel pallone scagliato a cento all’ora ad affondare la corazzata “cartoffen” ci aiuti tutti quanti a far qualche passetto avanti, ci aiuti a capire che amare lo sport significa odiare il razzismo, ci aiuti a far crescere il silenzio nei salotti di chi ancora non accetta ciò che sta succedendo: il negro italiano di genitori ebrei ci sta portando per mano in finale agli europei…Zitti tutti patrioti italiani, oggi festeggiamo noi!
Ama lo sport odia il razzismo!

Verso Italia - Spagna. Una giornata particolare.



di Ivan Grozny

Premessa. Come nel 2006, ma mi verrebbe da dire, come nel 1982, le prestazioni della Nazionale riescono in un solo momento a fare dimenticare scandali e polemiche, salvando le poltrone dei soliti noti, e allo stesso tempo a saziare quella parte irrazionale dei tantissimi appassionati.
Stiamo parlando di calcio, dell'incombente finale tra Spagna, detentrice del trofeo continentale e campione del mondo, e Italia di Prandelli. Di Prandelli, sì, prima di tutto. Un ct al quale è un piacere dare sostegno. Ha dovuto affrontare tempeste di diverso tipo e non ha cambiato mai il suo atteggiamento. In campo e fuori. Quella figura di cui la federazione aveva bisogno, un buon parafulmine, insomma.
Ma quando c'è buon materiale umano alla fine questo viene fuori. Il Prandelli che non si fa problema alcuno a convocare i cosiddetti nuovi italiani. Termine orrendo che nasconde sempre quel velo di razzismo che proprio non si riesce a cancellare. A superare. C'è un ragazzo, nato e cresciuto in Italia che sta facendo, attraverso i suoi goal, quello che a nessuno era riuscito fino ad ora. Sta facendo accorgere gli italiani che il vincolo di sangue è un parametro altamente obsoleto per stabilire la cittadinanza di una persona. E in questo bisogna dare merito a Prandelli. Che ha scelto da quello che offre il calcio italiano oggi, convocando gente su cui nessuno avrebbe rischiato la carriera. Chiedere a Lippi per conferma. Diventa centrale quindi non sottovalutare che non si parla più di scandali, e direi che a questo punto ci dobbiamo rassegnare, una volta per tutte. L'altro aspetto, che polisportive e associazioni stanno cercando di portare all'attenzione di tutti attraverso iniziative e la sottoscrizione dell'appello “Gioco Anch'io” che trovate sul sitowww.sportallarovescia.it diventa centrale. L'obiettivo di sensibilizzare su un tema che è caro a tantissime persone è primario. Quello del diritto a potere praticare dello sport permettendo il tesseramento a tutti quei ragazzi figli di genitori stranieri ma nati e cresciuti in Italia che questo diritto non hanno.
E' quindi con la consapevolezza di sapere cosa rappresenta il calcio e quindi cosa stiamo guardando, ricordando anche il problema della deriva neonazista e altre brutture, prima e durante, siamo consci che quella parte di irrazionale che in quei novanta minuti (e se fossero centoventi o peggio?) coinvolgono pressoché tutti e che per semplificare chiamiamo tifo, emerga a tempo debito, ci apprestiamo a vivere un'ennesima giornata che chi lo sa che sorprese può portare. Migliaia di persone hanno seguito dai vari schermi disposti in tutta l'area del Festival. Due posti sul palco centrale, uno in pizzeria, e chiaramente quello della sua sede naturale, il cinema.
Come racconta Gianfrancesco Turano de L'Espresso la partita a Sherwoodè un'esperienza particolare. E ci piace che sia così. Per la finale sarà allestito eccezionalmente uno schermo di dodici metri per sei ad alta definizione. La giornata comincerà presto, con la degustazione di vini e cibi che verranno preparati e offerti dai compagni in arrivo da Empoli e Parma, che promuovono questa iniziativa per sensibilizzare e raccogliere fondi per sostenere le innumerevoli spese legali a cui tanti attivisti sono costretti, visti i provvedimenti che da anni vengono presi per chi si oppone a ingiustizie o sopraffazioni. Un elenco lunghissimo.
Tutto è pensato per fare in modo che le tante persone che arriveranno possano facilmente partecipare a questa iniziativa e approfittare per assaggiare gustose pietanze, ovvero cenare prima della partita.
In contemporanea dalla 
web Tv ci si approccerà alla partita con una puntata speciale di pre-festival, sulla falsariga di quanto è accaduto giovedì. Ha portato bene. Vi risparmiamo il pre-partita di Rai 1. Ma non è tutto, per questa prima domenica di Luglio. Alle 18 parte la terza edizione dell'Hip Hop Day conGhemon Scienzospite d'eccezione.
Ce n'è davvero per tutti i gusti. L'espressione massima di cultura di strada che si mescola con la tradizione della cucina per arrivare poi alla visione della finale di Euro2012. Sembra che non ci sia un filo logico, vero? C'è sempre un filo che lega le cose. Venite a Sherwood a scoprirlo.

venerdì 22 giugno 2012


Punti Zero



Scritto da Ivan Grozny - @ivangrozny3   
Maurizio Mosca, l’uomo del pendolino e delle bombe di mercato divenne il personaggio che tutti noi abbiamo conosciuto per via di una vicenda che ai tempi suonò come uno scandalo. Lui, giornalista da vent’anni dellaGazzetta dello Sport, figlio di Giovanni Mosca, anch’egli una vita nella carta stampata, era molto quotato dai suoi colleghi.
Poi appunto fece quello che ai tempi era considerato non deontologico, e fu cacciato dalla rosea e si reinventò come giullare. Correva l’anno 1983. Pubblicò una intervista a Zico, campione che era però recalcitrante alle interviste. Quindi una esclusiva mondiale. E durante la popolare trasmissione di Biscardi, che allora andava in onda su Rai3, venne sbugiardato dallo stesso campione. Da li la sospensione e poi il licenziamento. Italo Cucci disse che in fondo fanno tutti così, raccolgono dichiarazioni prese da questo e quel giornale e si costruisce un’intervista. Ma davvero? No, non voglio fare quello che cade dalle nuvole, l’ingenuo, ma è esattamente il tipo di risposta che mi aspetto dall’opinionista principe della Rai. Quello che ne ha per tutti sempre, ma che invece i farabutti riesce a difenderli sempre. Non mi riferisco a Mosca, in questo caso, che era al limite una macchietta, e non un giornalista, ma ai vari potenti intoccabili. Previsioni improbabili, bombe di mercato e altre trovate lo resero un personaggio cabarettistico e così i più se lo ricordano. Quello che oggi fanno più o meno tutti, diciamocelo. La gara a chi la spara più grossa. Ci sono intere trasmissioni di canali locali e anche nazionali che offrono sempre e solo questo. La gente mi sembra di dire, gradisce.
Perché questa premessa? Perché in un pezzo di qualche settimana fa davo l’Olanda come mia favorita, e sono ancora convinto che presi singolarmente sia quella che in rosa ha, o meglio aveva, i pezzi migliori. Poi si sa come vanno le cose, il calcio non è, per fortuna, una scienza esatta, e ci può stare che invece saltino, già al primo turno, due corazzate come la Russia e l’Olanda, appunto. Russia che sulla carta parte sempre come una delle favorite, ma alla fine raccoglie poco. Anche questo avevamo detto, per la verità. Ed è vero, non citiamo mai la Spagna, ma quello è un altro sport, non vale..
Siccome a noi non piace né scommettere e neppure fare quelli che prevedono il futuro, è bene concentrarci sulle cose che sono realmente accadute in questo inizio di europei.
E di cose ne sono successe. A cominciare dai tifosi ucraina e polacchi che colti dalla sindrome di Stoccolma incitano al nazismo. Si, lo so che hanno avuto tanti anni di comunismo, ma questo non significa che.. Ci sono stati scontri sia in Polonia che in Ucraina. Se n’è parlato poco, ma è accaduto. La campagna di sensibilizzazione contro l’abbattimento dei cani randagi è chiaro che ha colpito tutti, ma sinceramente mi lascia sempre perplesso sentire tutto questo amore per gli animali e non preoccuparsi dell’intolleranza tra gli uomini. Non siete d’accordo?
Prima che Italia e Irlanda si affrontassero i giornali e le trasmissioni si sono rincorse sulla questione “biscotto”. Insomma, il solito vizio di fare i conti in tasca agli altri senza prima pensare alle proprie. E poi in giorni come questi, dove gli scandali si sprecano, e dove ieri sono uscite altre sentenze, che oltre a tutto sono ridicole, fare la morale agli altri mi pare per lo meno di cattivo gusto.
Alla fine è andata come doveva andare. Ma a sconquassare i piani si sono messi i due ribelli del calcio italiano. E fa un certo effetto che quel mondo che è più bacchettone e moralista di quello che c’è fuori, sia stato salvato daCassano e Balotelli. Fa un po’ ridere, non credete?

mercoledì 20 giugno 2012

Rifugiati, presidio in piazza: "Permesso umanitario ai libici"“

giornata rifugiato permesso profughi libici - ParmaToday

giornata rifugiato permesso profughi libici - ParmaToday
giornata rifugiato permesso profughi libici - ParmaToday
In occasione della giornata mondiale indetta dall'ONU, ART LAB e Casa Cantoniera Autogestita protestano contro la condizione dei richiedenti asilo fuggiti dal conflitto e chiedono un incontro alle istituzioni


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di Christian Donelli
Striscioni, fumogeni ed interventi al megafono per chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario ai profughi provenienti dalla Libia. Questa mattina in Piazza Garibaldi alcune associazioni che si occupano del tema migratorio e gruppi politici hanno manifestato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato indetta dall'Onu. Art Lab Occupato e casa Cantoniera Autogestita insieme all'associazione Perchè No?, a Parma Bene Comune e ai Giovani Comunisti hanno chiesto un appuntamento con il sindaco Pizzarotti, per mettere all'ordine del giorno la discussione su questo tema.

"Diversamente da quanto stabilito -sottolineano i promotori- per i cittadini tunisini giunti a Lampedusa prima del 5 aprile 2011, per i migranti provenienti dalla Libia il Governo non ha ritenuto di disporre il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari ai sensi dell'art. 20 del Testo Unico Immigrazione, ma ha invece preferito indicare la strada della presentazione della domanda di protezione internazionale per poter soggiornare regolarmente sul territorio. In assenza di soluzioni alternative tutti i migranti fuggiti dalla Libia accolti nel territorio di questo ente hanno presentato richiesta di asilo, anche se non perfettamente consapevoli delle caratteristiche e delle implicazioni connesse alla procedura di richiesta della protezione internazionale".
"Si tratta infatti di persone che, pur vivendo in Libia da molti anni non hanno la cittadinanza libica. Da lì sono fuggiti perché esposti al rischio del conflitto di cui anche l'Italia era protagonista, perché considerati mercenari al soldo di Gheddafi dalle forze antigovernative, o semplicemente perch spinti a partire dalle stesse milizie del dittatore. Per questo, ribadiamo oggi con ancor più convinzione, così come hanno fatto centinaia di enti locali in tutto il paese oltre a migliaia di associazioni e singoli cittadini, la necessità di un provvedimento urgente e preciso: il rilascio di un titolo di soggiorno che consenta di portare a compimento i percorsi di accoglienza avviati e garantisca dignità e giustizia a chi è fuggito dalla guerra".
Tratto da: Parma Today


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martedì 19 giugno 2012

Sarsak libero il 10 luglio


Sarsak verrà liberato il 10 luglio in cambio della fine dello sciopero della fame. Questo il contenuto dell'accordo che il giocatore palestinese, prigioniero in un carcere israeliano da tre anni, avrebbe raggiunto con le autorità israeliane.
Dopo tre mesi di sciopero della fame, forma di protesta estrema contro la detenzione amministrativa a cui Israele lo ha costretto, unico prigioniero politico della cosiddetta "unlawfal combatants law", Mahmoud avrebbe deciso di accettare la proposta delle autorità israeliane. L'ultimo ordine di detenzione amministrativa spiccato contro di lui sarebbe terminato il 22 agosto, ma avrebbe potuto essere di nuovo rinnovato come accaduto negli ultimi tre anni.

A dare la notizia, il suo avvocato Mohammed Jabarin, che ha aggiunto: "Mahmoud sarà trasferito domani in un ospedale civile per ricevere cure adeguate e il 10 luglio tornerà a Gaza". Secondo quanto riportato dal legale, Sarsak ha ripreso a mangiare oggi di fronte alle autorità carcerarie israeliane che hanno chiesto a Mahmoud di ingerire del cioccolato in loro presenza per ratificare l'accordo.

Il giovane giocatore, 25 anni originario della Striscia di Gaza, ha attirato negli ultimi giorni l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, in particolare del mondo del calcio. Oltre alle pressioni della FIFA su Israele, sono giunti appelli da singoli giocatori e esponenti dello sport mondiale a favore della liberazione di Sarsak, detenuto senza alcuna accusa ufficiale né un processo.

Sarsak era stato arrestato il 22 luglio 2009 al valico di Erez tra Gaza e Israele mentre si stava recando in Cisgiordania per giocare. L'unica accusa mossa da Israele al momento dell'arresto era la presunta appartenenza di Mahmoud alla Jihad Islamica, ma nessun crimine gli è stato mai contestato pubblicamente.